Per amore della mamma che soffre da alcuni anni di SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), un giovane messinese scalerà una delle vette più alte del mondo, dirimpetto all’Everest raggiungendo quota 8 mila metri, ma soprattutto sarà il primo a farlo col nobile scopo di sostenere la ricerca scientifica sulle malattie neurodegenerative. Un viaggio della speranza, per raccogliere soldi e curare così anche la mamma, e favorire la ricerca per debellare questa malattia. Si tratta del 41enne Nunzio Bruno (nella foto) che domani presenterà il suo progetto “In cima al mondo con ME”. “È una scommessa, una sfida per me stesso e per la mia famiglia – spiega il protagonista – non solo un’impresa sportiva ma un percorso interiore e spirituale oltreché un’opportunità per portare la mia amata Messina e la mia Sicilia sull’Himalaya, nei luoghi più alti del pianeta insieme con le eccellenze, le tradizioni, le cose belle che possiamo vantare”. Di fatti la missione di Bruno, 41enne messinese, che ha già all’attivo un curriculum di tutto rispetto come guida ambientale, accompagnatore turistico, escursionista e scalatore, non ha scopo di lucro e sarà sostenuta da una serie di aziende e partner sensibili. Nella scalata al Kilimiangiaro, la cima più importante del continente africano (obiettivo 6mila metri) sarà accompagnato da due amici e compagni di avventure, l’artigiano messinese Paolo Vapore, 60enne, già esperto camminatore, e Marco Antonio Finocchiaro, psicologo e sportivo originario di Caltagirone.