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Ue, Pd e socialisti a von der Leyen: no a destra in maggioranza


Roma, 14 nov. (askanews) – Il Pd ora spera che sia la diplomazia dei prossimi giorni a sbrogliare la matassa del voto sulla Commissione Ue, perché se finora non era stato troppo complicato tenere la linea del “no a Fitto”, replicando a Giorgia Meloni, indubbiamente la situazione diventa più scivolosa dopo la “benedizione” di Sergio Mattarella all’ “importante incarico per l’Italia” ottenuto dal ministro. Elly Schlein, continua a ripetere che lei non intende rispondere alle accuse di Giorgia Meloni che rimprovera al Pd di remare contro l’Italia, ma le parole del presidente rendono più stretto il passaggio per i democratici.

Stamattina anche Pina Picierno, una delle più possibiliste dentro al Pd rispetto al nome di Fitto, teneva il punto della linea “anti-Meloni”, spiegando: “Ho letto il post infantile di Giorgia Meloni. Invece di fare i post su Facebook dovrebbe mettersi su un aereo, venire a Bruxelles e contribuire a risolvere la situazione”. E la Picierno fa capire che margini di trattativa ci possono essere: “Noi non ci siamo mai opposti all’idea che l’Italia, in quanto paese fondatore, potesse avere una vicepresidenza: le nostre perplessità erano e sono legate all’ipotesi di una nuova e diversa maggioranza. Esistono un programma e un tracciato di valori su cui Ursula von der Leyen ha ottenuto la fiducia del Parlamento Europeo. Si riparta da quelli, la presidente si esprima e ci dica se da luglio è cambiato qualcosa”.

E questo, racconta anche un dirigente del partito, il filone su cui si lavora: provare a convincere la von der Leyen a fugare ogni dubbio sul perimetro della maggioranza a Bruxelles, ribadendo l’accordo della scorsa estate, il programma concordato, e chiarendo che conservatori e patrioti non ne fanno parte. Per poi procedere ad un voto magari sull’intera commissione e non sui singoli nomi.

Una soluzione che potrebbe permettere sia ai socialisti che al Pd di dare l’ok al nuovo “governo” Ue, superando le obiezioni su Fitto. Tanto più se poi al ministro venisse affidato un ruolo da commissario ma non la vice-presidenza. A meno che a complicare tutto non sia il no del Ppe sulla socialista Riberia. Ma a quel punto non sarebbe più un problema italiano e tantomeno del Pd. Di certo su un punto Pd e socialisti saranno rigorosi: von der Leyen deve sgombrare il campo dall’ipotesi delle “maggioranze variabili”. “Altrimenti salta tutto”, avverte un esponente democratico.







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