Milano, 15 dic. (askanews) – I film sono in molti casi magnetici e tremendamente evidenti, ma non è neppure questo il vero elemento di fascino della mostra “Il Nostro Tempo”, nuovo capitolo della relazione tra la Fondation Cartier pour l’art contemporain e Triennale Milano. Il punto è la somma di queste opere collocate nello spazio mentale della Triennale e con un allestimento di bunker arc che restituisce la sensazione profonda dell’esperienza cinematografica, anche in un contesto che resta quello dell’arte contemporanea.
Il titolo “Il Nostro Tempo” rimanda a echi hemingwayani e la mostra scava in certi aspetti del presente, dalla matematica alle dittature, dall’intimità alla memoria degli alberi, passando pure per un Trittico di Agnès Varda. “Gli artisti in mostra – ha aggiunto la curatrice – seppur con uno sguardo e una sensibilità estremamente differente, indagano e riflettono su quelle che sono le contraddizioni del mondo in cui viviamo”.
Per la Triennale, poi, questa mostra è anche un’occasione di allargare ulteriormente le proprie prospettive di ricerca. “A noi – ci ha detto il presidente Stefano Boeri – interessa moltissimo una sperimentazione sul cinema, quindi non si tratta di semplicemente fare una serie di proiezioni, ma si tratta di sperimentare come il linguaggio cinematografico può interagire con tutte le altre arti che ospitiamo e questo allestimento di bunker arc con la curatela di Chiara Agradi secondo me è una risposta perfetta e per noi è veramente l’inizio di un percorso di ricerca sul cinema in Triennale”.