Dal mese di maggio la Corte dei Conti ha deliberato il dissesto di Taormina. Dopo questo provvedimento troppi nodi stanno emergendo. Al riguarda ospitiamo una riflessione a firma di Giuseppe Manuli del Pri di Taormina. “Le partecipate, tutte, dalla fantomatica eterea Fondazione TaoarteSicilia, alla Rete fognante, per giungere al “cancro” azienda speciale; il risibile provvedimento riguardante i suoli da regolamentare (che non regolamenta) l’oblio in cui viene lasciata la pratica del Commercio, il silenzio sulla gestione del patrimonio. Abbiamo lasciato per ultimo il punto “cruciale” riguardante la gestione dell’urbanistica; oggi solo degli spunti: il Prg è datato 1976… e se correttamente applicato avrebbe potuto tutelare la cittadina, nel 2004 la V. Generale di Piano, uno strumento che tentava di porre fine allo scempio, viene stravolta da un Consiglio Comunale i cui membri meriterebbero, un rinvio a giudizio per crimini contro l’ambiente, il paesaggio e l’umanità. Quello strazio fu poi rigettato al mittente, la nostra classe dirigente che ne era colpevole, pensò bene di insabbiarlo e non portarlo alla discussione del nuovo Consiglio Comunale per le dovute valutazioni: perché? Il PRI già da subito, e in particolare dal 2016, chiede che il consiglio Comunale discuta quel provvedimento e approfondisca le possibili storture e anche alcune sospette valutazioni di merito, che, oggi, ci pongono a fatti compiuti che hanno stravolto lo skyline cittadino e fatto emergere, anche visivamente lo sfruttamento intensivo del territorio: oltre 3000 pratiche di sanatoria, (i residenti sono più o meno 11mila, di cui 5mila e più nella frazione di Trappitello), ed appare comprovato che alcune norme vigenti di PRG siano state in qualche modo eluse, una sembra evidente: il rapporto di copertura, zone B in particolare, e anche forse altri vincoli di Prg, che comunque rimangono vigenti pure con il piano scaduto”. Giuseppe Manuli – PRI Taormina.