Taormina – È indubbio che, trascorso un anno dall’internamento del “Dalai Lama” (come lo ha definito Fiorello), i risultati della tanto cantata marcia in più lasciano a desiderare. Oggi trattiamo il tema TaoArte e del dichiarato ostracismo, risoltosi in chiacchiere, ovviamente. Tra le diverse iniziative di TaoArte, spicca il Film Festival che sta per avere inizio. Fortunatamente, ha già preso possesso della famosa Piazza IX Aprile, con la piena e doverosa adesione del Comune, concretizzatasi con una importante esposizione nel salone dell’ex chiesa di S. Sebastiano. Questo spazio, un tempo poco utilizzato se non per la conservazione e consultazione di alcuni tomi di scarso interesse storico risalenti alla fine del Quattrocento e ai primi dell’Ottocento, è stato finalmente meglio utilizzato e molto frequentato dall’estate scorsa. Anche il Parco di Naxos, di cui Taormina è membro decisivo, sta fornendo la dovuta assistenza a un evento di alto livello, smentendo così i bellicosi pronunciamenti che agognavano “distruggere TaoArte”. A tale impresa fu chiamata la Fondazione Mazzullo, che però non ha dato i frutti sperati, essendo invischiata in una miriade di operazioni che poco hanno a che fare con l’arte dello scultore Mazzullo e la sua valorizzazione, come previsto dallo statuto della fondazione. Questo confligge costantemente con l’importanza storico-identitaria del Palazzotto dei Duchi di S. Stefano. È chiaro che, constatati i risultati, persone di buon senso rivedano le posizioni e mirino a ricostruire l’identità dei luoghi, anche immateriali, violati. Taormina merita attenzioni speciali e non può essere ridotta a un mero sfruttamento, conclamato da azioni che poco coincidono con la visione di una Taormina special, come la cantarono Goethe e i grandi viaggiatori di fine Settecento e Ottocento, fino a giungere a Kitson, Gide, Peyrefitte, Bertrand Russell, Cocteau, i Burda, il conte Cini, e una miriade di fini intellettuali e capitani d’industria che qui dimorarono anche per poco tempo, come Tennessee Williams e Capote. In queste vicende, un ruolo importante fu tenuto dalla famiglia Panarello; qui Cagli scelse la sua dimora e vi soggiornò dal 1951 sino alla sua dipartita terrena. Che questi nuovi argonauti, giunti al potere per insipienza e incapacità di una classe politica scarsa e inadeguata, si facciano carico di studiare e così meglio interpretare Taormina.
(Pippo Manuli).