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“Stressato dal Covid”, ecco perché è stato annullato l’ergastolo a De Pace per il femminicidio di Lorena Quaranta a Furci

Stressato dal Covid: questo in sintesi è il ragionamento che ha spinto lo scorso maggio la Corte di Cassazione ad annullare con rinvio, limitatamente all’applicabilità delle attenuanti generiche, la condanna all’ergastolo per l’infermiere calabrese Antonio De Pace per l’uccisione di Lorena Quaranta, la studentessa di Medicina, originaria di Favara, in provincia di Agrigento. La giovane fu strangolata dal fidanzato, che ha confessato, il 31 marzo 2020 in una villetta a monte dell’abitato di Furci Siculo dove i due convivevano.

Nelle scorse ore sono state rese note le motivazioni alla base della decisione della Cassazione. Il femminicidio si verificò nella prima fase della pandemia di Covid-19. Ed è proprio a quel periodo particolare che per i giudici bisogna guardare. L’emergenza e le restrizioni, come è stato ricostruito nella sentenza, avrebbero inciso sull’animo dell’infermiere. “Deve stimarsi – si legge nelle motivazioni pubblicate oggi dalla Gazzetta del Sud – che i giudici di merito non abbiano compiutamente verificato se, data la specificità del contesto, possa, ed in quale misura, ascriversi all’imputato di non avere efficacemente tentato di contrastare lo stato di angoscia del quale era preda e, parallelamente, se la fonte del disagio, evidentemente rappresentata dal sopraggiungere dell’emergenza pandemica con tutto ciò che essa ha determinato sulla vita di ciascuno e, quindi, anche dei protagonisti della vicenda, e, ancor più, la contingente difficoltà di porvi rimedio costituiscano fattori incidenti sulla misura della responsabilità penale”.

Il femminicidio destò allora grande turbamento non solo a Furci ma in tutta la comunità siciliana e nazionale, per come era stato consumato. Il sindaco Matteo Francilia decretò il lutto cittadino e lo stesso avvenne a Favara dove la giovane risiedeva. Nel 2022 l’Università di Messina le ha accordato la laurea, consegnando la pergamena alla famiglia.

Adesso la pubblicazione delle motivazioni da parte della Cassazione riapre la ferita, generando forti perplessità e indignazione nell’opinione pubblica.

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