Il dado è tratto, non sono solo più ammiccamenti o congetture. Ormai parlano i fatti: Cateno De Luca vira verso il centrodestra. Il leader di Sud Chiama Nord ha infatti dato il via libera al voto favorevole del proprio gruppo all’Ars alla variazione di bilancio proposta dalla giunta Schifani, sottolineando “la qualità del lavoro svolto e il metodo di condivisione adottato durante il processo”.
E’ “un testo sul quale abbiamo lavorato assieme, e voglio dare atto della metodologia che oggi abbiamo registrato e del lavoro che è stato fatto”, ha detto, “abbiamo avuto a disposizione un testo già predisposto, e nel momento in cui le opposizioni hanno chiesto una revisione, questa è stata accolta. Mi sento di ringraziare il presidente dell’Assemblea, Gaetano Galvagno, per il suo impegno nel coordinare il processo di mediazione. Di fronte a questo lavoro che ha portato alla condivisione di tutti, Sud Chiama Nord voterà favorevolmente, e lo dice alla luce del sole”.
Proprio il nome di Galvagno, esponente di spicco di Fratelli d’Italia in Sicilia e che vanta tra i suoi principali sponsor Ignazio La Russa, è quello intorno al quale potrebbe maturare in prospettiva un’alleanza organica del movimento di De Luca con FdI.
Prima, però, è opportuno tracciare una fotografia della situazione: nelle scorse settimane – come hanno riportato le cronache – proprio De Luca ha avuto un incontro (non smentito) con Arianna Meloni, sorella della premier e capo della segretaria politica di FdI. E altri contatti sembra ci siano stati anche tra il deputato nazionale Francesco Gallo, la presidente di ScN Laura Castelli con un big di Fratelli d’Italia. Inoltre tra Galvagno e il coordinatore regionale di ScN (nonché sindaco di S.Teresa di Riva) Danilo Lo Giudice c’è una storica amicizia che li lega da quando non erano ancora neppure parlamentari regionali. E anche con lo stesso De Luca i rapporti sono ottimi, c’è stima reciproca, sul piano politico e umano: Galvagno è “una gran persona perbene”, lo ha definito in passato. Questo è il quadro, dal quale emerge un avvicinamento di Cateno De Luca a Fratelli d’Italia in particolare.
Quale è l’obiettivo? Questa è la domanda. Il leader di Sud chiama Nord ha sempre detto che lui non è nato per fare opposizione fine a sé stessa, ma vuole assumersi le proprie responsabilità nella gestione della cosa pubblica. Sul piano amministrativo vanta una lunga esperienza, con i cittadini che di volta in volta si sono pronunciati nel confermargli o meno la fiducia. Sulla base di queste premesse, nelle scorse settimane – “alla luce del sole” come ama ripetere – De Luca ha annunciato l’apertura a dialogo con il centrodestra, formalizzato in parte con il voto favorevole sulla legge di Bilancio targata Schifani.
Il punto, ovviamente, è politico. E riguarda soprattutto le dinamiche all’interno del centrodestra. Sullo sfondo ci sono le future elezioni nazionali e regionali. Nonostante alle recenti consultazioni Europee ScN abbia fatto registrare un arretramento nei consensi, è chiaro che il pacchetto di voti di Sud Chiama Nord fa gola a tanti in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. In particolare nella provincia di Messina, serbatoio elettorale che nel 2022 ha consentito al movimento di De Luca di eleggere all’uninominale, da solo e contro tutti, due parlamentari (con la senatrice Dafne Musolino passata poi alla corte di Matteo Renzi).
Si può ragionevolmente supporre che anche alle prossime Politiche i voti di ScN saranno decisivi per eleggere quanto meno due parlamentari, quelli del collegio di Messina. Non solo, se alle prossime regionali i voti dei deluchiani andranno ad aggiungersi a quelli della coalizione di centrodestra, la vittoria è pressoché scontata. Sud chiama Nord potrà fare quindi la differenza, con De Luca – al netto delle consuete piroette – che potrebbe essere il vero ago della bilancia.
Ma il nodo politico, come dicevamo, sta negli equilibri tutti interni al centrodestra. Perché la vera sfida in palio è tra Forza Italia e Fratelli d’Italia per la leadership regionale, per stabilire chi è il partito più forte in Sicilia. E, quindi, su chi è che dovrà dare le carte sia nell’assegnazione dei collegi di coalizione alla prossime elezioni Nazionali (nel caso in cui la legge elettorale dovesse rimanere la stessa) e sia su chi dovrà essere il prossimo candidato del centrodestra alla Regione. Dando un nome e un cognome a questo scenario: Schifani o Galvagno?
Ed è qui che subentra il ruolo di De Luca. La sua partita potrebbe essere: da un lato quella di avere garanzie a livello nazionale sui collegi elettorali e quindi sulla possibilità di riportare in Parlamento a Roma rappresentanti di ScN; dall’altro sostenere Fratelli d’Italia, e per la precisione Galvagno, nella corsa alle Regionali, contribuendo così a fare lo sgambetto a Schifani e a Forza Italia.
Del resto sul volto ‘nuovo’ di Galvagno De Luca potrebbe costruire, come già ha iniziato a fare, la propria narrazione sul fatto che non si alleerà mai con i ‘dinosauri’ della politica siciliana. E magari, nel fare un passo indietro nella sua storica battaglia di diventare lui governatore (o meglio, sindaco) della Sicilia, potrebbe farne poi uno in avanti diventando anche assessore regionale al Bilancio della prossima giunta di centrodestra. Fantapolitica? Può essere.. come no.
Gli altri quesiti di primo ordine sono: come reagiranno la base, gli amministratori e gli elettori di Sud chiama Nord? Quali saranno le strategie di Forza Italia? Quali saranno le mosse politiche dell’Mpa di Raffaele Lombardo e della Dc di Totò Cuffaro? Come proseguiranno i rapporti da oggi in poi tra ScN con il Pd e il M5S? Nei prossimi mesi avremo le risposte.