Nel rapporto “Ecosistema Urbano 2024”, Legambiente – in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore – ha tracciato un panorama delle performance ambientali di 106 capoluoghi italiani, valutandoli su criteri come qualità dell’aria, gestione delle acque, gestione dei rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. Sebbene le città del nord Italia primeggino nella classifica, con Reggio Emilia al primo posto, seguita da Trento e Parma, la situazione per le città siciliane risulta ben diversa e, per lo più, preoccupante.
La Sicilia nella classifica ambientale – Il rapporto mostra che le città siciliane sono tra quelle che risentono maggiormente delle criticità ambientali, posizionandosi principalmente nella parte medio bassa della classifica. In particolare Palermo e Catania, i maggiori centri urbani dell’isola, si distinguono per problematiche rilevanti legate al traffico, alle difficoltà del sistema Tpl, alla dispersione di acqua potabile, alla gestione dei rifiuti, al consumo del suolo.
• Catania, con il 15,79% di punteggio, occupa l’ultima posizione nella classifica nazionale, riflettendo una forte criticità nella gestione ambientale. Nonostante l’ampia popolazione e l’importanza economica, la città continua a essere penalizzata da alti livelli di smog, dalla carenza di trasporti pubblici sostenibili e dall’insufficiente rete di piste ciclabili, dimostrando una mancanza di investimenti in infrastrutture ecologiche. Non a caso la città di Catania in questa speciale classifica si è piazzata penultima lo scorso anno e ultima due edizioni fa.
• Palermo, al 102° posto con il punteggio di 34,63%, condivide molte delle problematiche di Catania. Anche qui, la gestione dei rifiuti e l’elevato consumo di suolo non rispondono agli standard delle città più virtuose. La raccolta differenziata, ancora limitata, e la scarsità di aree verdi per abitante rappresentano barriere significative a uno sviluppo sostenibile del capoluogo siciliano.
• Messina figura al 68° posto nella classifica nazionale con un punteggio di 52,8%. E’ la quinta città più green del Sud Italia e la seconda della Sicilia. Rispetto al 2023 sono state guadagnate 28 posizioni. Le sue principali difficoltà includono la mobilità urbana, con un servizio di trasporto pubblico poco efficiente e una rete stradale congestionata. Tuttavia – come emerge dal rapporto di Legambiente – Messina (nella foto) ha avviato alcuni progetti di miglioramento nella gestione dei rifiuti, che, se proseguiti, potrebbero portarla verso una gestione ambientale ancora più efficiente.
La città siciliana più virtuosa e Enna al 43° posto, poi c’è proprio Messina al 68°, Ragusa al 69°, Caltanissetta al 70°, Trapani al 73°, Agrigento all’86°, Siracusa al 92°, Palermo al 102° e appunto Catania ultima al 106°. Enna si conferma tra le città migliori a livello nazionale nella gestione nella raccolta dei rifiuti, mentre Ragusa si distingue come una delle città siciliane con la qualità dell’aria migliore e per aver sviluppato iniziative per promuovere la mobilità sostenibile, come l’introduzione di nuovi percorsi per la ciclabilità urbana. Trapani fa segnare progressi nella gestione dei rifiuti e nell’utilizzo delle risorse idriche. Questi miglioramenti l’hanno portata a un piazzamento superiore rispetto alla media siciliana.
Il divario con le città del Nord e le proposte di Legambiente – Il rapporto di Legambiente sottolinea il forte divario tra il Nord e il Sud dell’Italia, con le città siciliane in netto ritardo rispetto ai migliori esempi nazionali come Reggio Emilia, Trento e Parma. In queste città, l’attenzione all’ambiente si riflette in infrastrutture avanzate, come reti ciclabili estese, trasporto pubblico efficiente e gestione ottimale dei rifiuti.
In risposta alle carenze, Legambiente propone un “Green Deal” urbano per il paese, che aiuti le città a sviluppare strategie concrete per migliorare la qualità della vita e la sostenibilità ambientale. Le proposte includono incentivi per il trasporto pubblico ecologico, il miglioramento delle infrastrutture per la ciclabilità e politiche incisive contro l’overtourism, un fenomeno che, se non gestito, rischia di peggiorare ulteriormente la qualità della vita nei centri urbani.
(Marta Galano)