Roma, 24 set. (askanews) – La risposta alle voci di un rinvio che cominciano a circolare a metà mattina arriva in pochi secondi direttamente sui telefonini dei deputati di Fdi. “Obbligo di presenza giovedì 26 alle 9.30 per l’elezione di n.2 membri del cda Rai”. Dunque, come da giorni ha deciso Giorgia Meloni, questa volta per l’elezione dei 4 consiglieri di nomina parlamentare (due per ciascuna Camera) non è previsto nessuno slittamento. Lo certifica ufficialmente la capigruppo del Senato, che conferma la votazione a palazzo Madama nella stessa giornata, a partire dalle 10. Il Pd ci prova a chiedere più tempo, ma la risposta della maggioranza è un no secco.
La novità degli ultimi giorni è la rottura del fronte dei partiti di minoranza. I dem hanno provato a convincere tutti gli altri a seguirli nell’idea non soltanto di un Aventino in Vigilanza, ma addirittura a disertare lo stesso voto parlamentare. Giuseppe Conte, tuttavia, pur avendo posto come condizione la scelta di un presidente di garanzia (che al momento non è sul piatto), non sembra intenzionato a rinunciare all’elezione del ‘suo’ Alessandro di Majo. Il Pd, con la segretaria Elly Schlein, continua a sostenere che prima di procedere al rinnovo bisogna fare la riforma della governance. Il M5s, invece, sembra aver colto favorevolmente l’apertura della settimana scorsa da parte della maggioranza sulla convocazione di Stati generali dedicati proprio alla scrittura della nuova legge.
Nell’opposizione in queste ore si lavora per evitare una spaccatura. Come ammette uno dei pontieri della sinistra, “stiamo cercando di spiegare al Pd che fare l’aventino da soli sarebbe un gesto politicamente poco utile”. Ad ogni modo, dalla maggioranza non hanno nessuna intenzione di approfittare dell’impasse nell’altro fronte per provare a eleggersi un consigliere in più. “Noi andiamo per la nostra strada, decidano loro cosa vogliono fare”, spiega un alto dirigente meloniano. Così, però, in teoria, potrebbe essere il M5s a provare a raddoppiare il numero di suoi eletti in cda. Nella maggioranza non credono a questa ipotesi, ma ad ogni modo la risposta resta sempre la stessa. “Non è un problema nostro”.