Casalvecchio Siculo – Sono passati ormai più di quattro anni della nota vicenda del furto dell’oro a Casalvecchio, un fatto grave rimasto ancora irrisolto, una storia su cui la comunità attende risposte che tardano ad arrivare. L’ultimo aggiornamento rilevante risale al luglio 2019, quando il sindaco Marco Saetti inviò una lettera aperta al Procuratore generale della Repubblica ribadendo le domande pressanti del caso: “Quale sfera di cristallo ha fornito ai ladri le informazioni per colpire con assoluta certezza e trovare immediatamente dove era posto lo scatolone?”. E poi: “Chi sapeva o poteva sapere che gli ori venivano custoditi in modo non sicuro: l’allarme a protezione del museo era fuori servizio, come pure il sistema di telecamere? Chi sapeva di questa sommatoria di coincidenze?”
Rimettiamo in ordine i fatti. Nella notte tra il 31 gennaio e il primo febbraio 2017 avviene il furto dell’oro del Patrono di Casalvecchio e della Madonna Annunziata, circa 800 pezzi custoditi nel museo parrocchiale per un valore di almeno 500mila euro.
Ma come è possibile che un tale tesoro si trovasse in un luogo così esposto e rischioso? Perché non in banca? Sono quesiti senza una chiara spiegazione emersi fin da subito, dalle parole del sindaco e dal coro di rabbia dei cittadini, il giorno del rilevamento dell’accaduto. Il sistema di allarme dal museo guasto, le telecamere spente da 25 giorni, è il perfetto scenario in cui è stato realizzato il colpo.
Sarebbe Padre Gerry Currò, nel settembre 2010, il primo a riporre l’oro a Casalvecchio. Come spiega in una lettera alla comunità inviata sei giorni dopo il furto, la decisione sarebbe da ricondurre alla necessità di realizzare il nuovo manto, una scelta tuttavia che ritiene solo “un’esigenza temporanea”. Porta a Casalvecchio l’oro di S.Onofrio ma non l’oro dell’Annunziata, che non viene mai spostato dalla banca durante il suo mandato. Come spiega meticolosamente nella lettera, dopo la festa di Sant’Onofrio riceve la comunicazione del termine del suo mandato.
L’oro rimane temporaneamente sotto la sua custodia, fino al gennaio 2011, quando subentra Padre Giacalone. Padre Currò avrebbe allora comunicato al successore l’esistenza della famosa cassetta in cui era conservato l’oro dell’Annunziata, e in cui di norma si riportava anche l’oro di Casalvecchio. L’ormai ex parroco del paese continua così a pagare la cassetta di sicurezza in banca da gennaio 2010 fino ad aprile 2013, come dimostra allegando le ricevute a chiusura della stessa lettera. Il contratto della cassetta era in imminente scadenza? Padre Currò sostiene di no, e prosegue nel pagamento pur non essendo più il parroco del paese. Diversa la versione di Padre Giacalone, secondo cui, in una dichiarazione rilasciata il 3 febbraio del 2017, “a marzo-aprile di quell’anno scadeva il contratto della cassetta”. Decide dunque di mantenere l’oro nel museo, conservandolo “in un posto diverso”, di cui pare fosse a conoscenza solo a lui. All’epoca, sostiene Agostino Giacalone, “i sistemi di allarme funzionavano perfettamente”, così come le telecamere che si sarebbe occupato di sottoporre a manutenzione.
Oltre a lui, secondo quanto dichiarato da Padre Giacalone, sarebbero stati a conoscenza dell’esatta collocazione dell’oro, un collaboratore che si occupava della gestione del museo e alcuni membri del Comitato dei festeggiamenti, che lo accompagnavano a prenderlo per cucirlo sul manto della statua (a saperlo erano solo loro, e nessun altro, poiché – come afferma Padre Agostino – “sarebbe stato rischioso” se a saperlo fosse stato tutto il paese).
Arriviamo a settembre 2015. Dopo la festa di S.Onofrio subentra il guasto del sistema di allarme. Emerso il problema Padre Agostino si sarebbe subito attivato per ripristinarlo, richiede i preventivi e arriva a concordare l’esecuzione dei lavori (previsti, pare, tra l’1 e il 2 ottobre). Ma proprio in quei giorni, come emerge dalle sue parole, viene trasferito, elemento che interrompe l’attività di riparazione prevista (“non mi è sembrato corretto fare quella spesa da parroco di un’altra comunità”).
A subentrare è Padre Gabriele Sgroi. Il nuovo parroco del paese è a conoscenza della situazione? Pare di sì, sarebbe stato avvisato da Don Agostino al momento delle consegne della necessità di sistemare il sistema d’allarme. Di diverso avviso però Don Sgroi, secondo cui, semplicemente, “quell’oro non doveva essere lì” – come dice a seguito del furto. Il nuovo parroco del paese avrebbe cercato di spostare l’oro incontrando però “resistenza”. Conferma di sapere che l’allarme non fosse funzionante al 100%, così come le telecamere, che si sarebbero staccate a seguito del maltempo.
È questo lo scenario in cui si è consumato il furto. Una serie di apparenti disattenzioni e rimbalzi di responsabilità lungo i tre mandati dei parroci di Casalvecchio.
Ma se il tempo mette delle distanze sui fatti, i cittadini di Casalvecchio non ci stanno. Come abbiamo potuto raccogliere sono ancora tante e presenti le voci di protesta e le richieste di verità: “Questa è una storia che ancora sanguina” e poi “Perché quest’oro non è stato portato in banca?” e ancora: “Siamo all’altezza di custodire il nostro patrimonio culturale?”
Ad oggi, ripetiamo, come ci è stato dichiarato dal sindaco Saetti, ad un anno e mezzo dalla sua lettera alla Procura, la vera risposta è stata una “non risposta”. Nulla sembra evolversi, nessun particolare, nessun sostanziale aggiornamento nelle indagini. Eppure i pezzi su cui far luce sembrano essere tutti al loro posto. Salterà fuori qualche nuovo elemento? Possiamo aspettarci nuove dichiarazioni da parte dei soggetti coinvolti? Ci sono tasselli della storia che sono stati sottovalutati?
Oltre 500mila euro sono stati sottratti alla comunità. È possibile che un reato del genere possa rimanere impunito? È giusto assistere alla deriva di una storia divenuta ormai grottesca? Questa vicenda merita chiarezza. Siamo pronti ad aggiornarvi sugli sviluppi e a raccogliere eventuali segnalazioni da chi avesse elementi utili da fornire. Potete scrivere alla nostra redazione gazzettajonica@libero.it
(nella foto la finestra da dove sono entrati i ladri)