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giovedì, Novembre 21, 2024
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L’e-commerce è davvero il futuro del commercio?

Oggi parliamo di uno strumento web che a seguito del lockdown ha raggiunto cifre molto interessanti: l’e-commerce. Le statistiche e gli studi di settore che sono stati pubblicati dal momento delle riaperture hanno segnalato come la chiusura forzata di tutte le attività abbia comportato l’arrivo di ben due milioni di utenti in più sul commercio elettronico. Parliamo di persone che non avevano mai acquistato online e che per via dell’obbligo di stare a casa si sono decise a muovere i primi passi sul commercio elettronico. Oggi faremo una riflessione sull’e-commerce grazie ai consigli di Webjet.it di Renato Baldo per capire se questo diventerà davvero il futuro del commercio.

Le conseguenze del lockdown sul commercio elettronico

Come abbiamo appena visto il lockdown ha portato in rete due milioni di utenti in più nel nostro Paese, generando fatturati e traffico che difficilmente potevano essere previsti dagli esperti del settore. Questa crescita ha comportato conseguenze dirette ed indirette che hanno influenzato sia la domanda che l’offerta. Per ciò che riguarda le aziende che vendono online l’e-commerce è stata l’ancora di salvataggio a causa delle chiusure forzate, ovvero lo strumento grazie al quale buona parte del bilancio è stato messo in salvo.

Inoltre questo si è tradotto in un notevole aumento della domanda presso le aziende che si occupano di logistica, causando talvolta difficoltà e sovraccarichi per via delle maggiori e forse inaspettate richieste di consegna e spedizione. Per questo le aziende hanno dovuto adeguare l’offerta migliorando la logistica e la comunicazione via web con offerte ad hoc e attuazione di strategie di marketing e comunicazione pensate per far fronte al periodo di chiusura.

L’occasione ideale per allentare le barriere digitali

Dal punto di vista della domanda si è presentata una grande occasione per ridurre il divario digitale che allontana le persone dalla tecnologia e, quindi, il web è stato visto come l’alternativa vantaggiosa per chi non può muoversi da casa a causa di gravi impedimenti. Quindi le persone si sono avvicinate in maniera spontanea a questo strumento e hanno toccato con mano come l’e-commerce sia un mondo sì complesso ma anche ricco di interessanti opportunità.

Restano i timori per quelle attività che lavorano sul territorio e che offrono un servizio artigianale o manuale molto importante per la collettività. Parliamo di tutte quelle realtà che non possono e non potrebbero mai esportare i propri prodotti o servizi online o che semplicemente non vogliono. Basti pensare che il tessuto economico italiano è composto in netta maggioranza di PMI, ovvero di piccole e medie imprese con un numero esiguo di dipendenti e con una gestione quasi sempre familiare.

Queste sono le realtà che hanno dovuto metter da parte le diffidenze verso il commercio elettronico e avvicinarvisi per necessità di sopravvivenza. Per queste attività auspichiamo una miglior comunicazione da parte delle Istituzioni per l’accorciamento delle barriere digitali e per la salvaguardia del panorama produttivo nostrano. L’e-commerce può essere un valido strumento anti-crisi ma solo quando è in grado di migliorare davvero le imprese e non quando contribuisce ad acuirne le crisi.

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