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“La notte delle mantidi” di Ignazio Pandolfo il 15 ottobre al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca

Imperdibile appuntamento per gli appassionati del noir il 15 ottobre alle ore 19.00 presso il Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, ove verrà presentato il romanzo di Ignazio Pandolfo “La Notte delle Mantidi” (Leone Editore). Converserà con l’autore lo scrittore e sceneggiatore messinese Mario Falcone, autore di fiction di successo come “Padre Pio”, “De Gasperi”, “La guerra è finita” e “Einstein”. L’evento, introdotto dai saluti dell’Assessore alla Cultura Enzo Caruso, è promosso da Libreria Bonanzinga, Comune di Messina, Fondazione Antonello da Messina e Club Kiwanis “Antonello da Messina”.                                                  

                                                                   “La notte delle mantidi”    

E’ il quarto romanzo thriller di Ignazio Pandolfo, dopo “L’Ospite Oscuro”, “Il Signore della Menzogna” e “Il Padrone del Tempo”, pubblicati da Leone Editore. Caratterizzato come i precedenti da una fitta trama di accadimenti, innumerevoli colpi di scena e cambiamenti di prospettiva, che sconcertano e lasciano col fiato sospeso fino al sorprendente finale, lo scritto conferma lo stile personalissimo di Pandolfo, da lui definito “ibrido” e non convenzionale. Sintesi di noir ed horror, con elementi di novità inseriti appositamente dall’autore per accompagnare atmosfere, luci e ombre del racconto, ritrae le inquietanti e impenetrabili sfumature dell’animo umano. Il male si palesa infatti sotto molteplici spoglie e non è dato talvolta riconoscerlo e arginarlo……

La trama.

Emily Lorraine è scomparsa ormai da tre anni senza lasciare traccia. La polizia sembra non prendere il caso sul serio: la denuncia viene raccolta in maniera sbrigativa e subito archiviata come allontanamento volontario, nonostante tutti gli indizi possano far pensare ad un rapimento, o al peggio.
La svolta avviene quando improvvisamente Emily cerca di mettersi in contatto con i genitori attraverso strani messaggi. I due anziani, ormai convinti di non rivedere più la figlia, rimangono sconvolti e chiedono aiuto a un loro vicino di casa, il tenente Joe Panetta, che decide di prendere in carico il caso ed inizia ad indagare partendo dallo strano verbale della denuncia. Deciso ad andare fino in fondo, coinvolge nell’indagine il capitano Stefan Teokratis, uomo carismatico e con molti anni di esperienza.
Dopo un breve colloquio con i genitori di Emily, i due detective scoprono particolari importanti, rimasti celati fino a quel momento e che apriranno scenari imprevedibili: l’esistenza di una pericolosa setta di sadici sessuali, e la presenza di una misteriosa figura chiamata il Fornitore. 

L’ibrido come stile nei romanzi di Ignazio Pandolfo. Alcune note dell’autore sulle scelte narrative.

Una Chicago cosmopolita e multietnica, tentacolare nella sua geografia e inafferrabile nelle atmosfere, dove tutto sfuma in una sorta di nebbia indefinibile, è la protagonista indiscussa degli ultimi romanzi di Ignazio Pandolfo; lavori definiti dallo stesso autore “ibridi” per la struttura assolutamente originale, impossibile da ascrivere ad un genere specifico. Quindi né thriller, né noir, né horror, ma una sintesi di generi, con qualche tratto di ghost story, e forte caratterizzazione psicologica dei personaggi, in cui tutto si mescola e si confonde, in linea con l’anima e le atmosfere dei luoghi, che tutto contengono e in cui qualsiasi cosa può accadere. “Ho ambientato quest’ultima storia come le tre precedenti in America, a Chicago, non per provincialismo, ma perché è una città che conosco bene e le cui atmosfere mi hanno sempre ispirato. Camminando per le periferie sterminate di questa metropoli, spesso degradate, con un clima assolutamente improponibile dal punto di vista meteorologico (infatti viene chiamata “la città del vento”), con grattacieli enormi e slam di periferia spaventosi, ho pensato che lì la cosa più inverosimile potesse diventare credibile. In quello che io scrivo infatti non c’è invenzione pura, ma luoghi che realmente esistono: se cerchi un indirizzo, una via o un locale su Internet lo trovi. Ho solo spostato l’asse narrativo dall’Italia all’estero”.

Centrale negli imprevedibili intrecci degli scritti, la figura del detective, anch’essa fuori da una possibile definizione che ne inglobi personalità e stile investigativo secondo canoni classici; soprattutto lontana dal modello dell’analista “senza macchia”, perché spesso inserito nelle intricate vicende con tutto il fardello delle personali debolezze. “E’ difficile trovare nella letteratura del genere miei specifici modelli di riferimento o, meglio, molti detective famosi hanno le caratteristiche dei miei personaggi. La capacità di introspezione e deduzione potrebbe essere quella di Sherlock Holmes, la disinvoltura nell’interfacciarsi e dialogare con gli altri tipica dei gialli di Simenon…. Operando una sintesi di tutto ciò nei personaggi dei miei detective, ho inserito altresì qualche elemento di novità specifico e personale. Non si tratta quindi di detective da “giallo puro”, ma di un modello ibrido, da un certo punto di vista”.

Il tratto noir dei romanzi di Pandolfo, spesso virante all’horror, sembra nascere spontaneo da tali premesse, ma affonda anche le radici in una capacità immaginativa rara, in un estro creativo che ha trovato ulteriori vie d’espressione nell’arte figurativa e nella fotografia, sorelle della scrittura e a questa complementari. Comune denominatore della poliedrica espressività di Pandolfo è infatti il “non convenzionale”, sia come punto di partenza che come approdo. “I miei romanzi nascono dall’idea di creare assolutamente storie non comuni, che hanno alla base il meccanismo dell’inchiesta poliziesca, cui si aggiungono altri elementi, come l’irrazionalità del male (presente in quest’ultimo romanzo), il paranormale o l’horror. Quindi tutto un potpourri di ingredienti che ben si adatta ad un ambiente alieno rispetto alla nostra cultura come quello americano e che non sarebbe credibile nel contesto di una piccola o grande città italiana”.

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