Forza d’Agrò. Un successo annunciato quello della II edizione di “Vini in-chiostro” che ha avuto luogo nel centro collinare forzese venerdì 31 luglio. Un ricco numero di intervenuti, sistemati all’interno del chiostro del quattrocentesco Convento agostiniano, in perfetto ossequio alle norme sul distanziamento sociale previste dai decreti post emergenza sanitaria, sono rimasti ammaliati oltre che dal contesto storico-paesaggistico anche dalla qualità dei vini oggetto della degustazione. Protagonista della serata è stata l’azienda vinicola “Alessandro di Camporeale” ove Alessandro è il cognome della famiglia che da quattro generazioni si occupa della vigna e dell’associata impresa e dove Camporeale è il Comune di provenienza, sito in provincia di Palermo ma che per molti anni in passato si è trovato in provincia di Trapani. Un territorio, quello di Camporeale, che per sua collocazione si erge in mezzo alla Doc Monreale e alla Doc Alcamo e che invece da un punto di vista più della tipologia di vite coltivata si trova in un’area, quella della Sicilia occidentale (Palermo-Trapani-Agrigento), ove la fa da padrone il Catarratto, l’uva bianca protagonista della serata. In loco, accanto al presidente della sezione AIS di Taormina Gioele Micali, sommelier professionista, che ha guidato la degustazione dei sei vini in scaletta, anche Benedetto Camporeale giovane imprenditore esperto di marketing dell’azienda di famiglia. Un evento organizzato anche con la collaborazione dell’amministrazione comunale forzese, rappresentata dal sindaco Bruno Miliadò e da numerosi altri politici locali tra consiglieri e assessori, dei molti esercizi commerciali del posto che hanno messo a disposizione tavoli e sedie e dal fattivo impegno a 360° di Nicola Trischitta, primo sommelier della storia di Forza d’Agrò, che si è prodigato per la migliore riuscita possibile della serata. Ma i veri protagonisti silenziosi della serata sono stati i vini: accompagnati ai tavoli dall’impeccabile duo di servizio formato da Davide Rocco Federico e da Onofrio Santoro, essi non hanno disatteso le aspettative. Il Catarratto, come recitava lo slogan di presentazione, è stato pienamente “riscattato” dando il giusto riconoscimento a un vitigno importantissimo, il più coltivato in Sicilia e secondo in tutta Italia, parte integrante del Marsala e dalla cui “costola” è venuto fuori il Grillo, più modaiolo e in continua ascesa ma sempre figlio del Catarratto. L’esordio è stato rappresentato da una primizia, un millesimato Metodo Classico 2016 Extra-brut che non ha lasciato indifferenti i partecipanti alla serata tanto da ricercarlo ancora a degustazione ultimata per carpirne sentori o perché ammaliati dalla fitta cremosità sprigionata dalle numerosissime e persistenti bollicine. Il secondo vino, il “Benedé”, apprezzabilissimo per i sentori di erba appena sfalciata, “sauvignoneggiante”, di grande bevibilità e frutto dell’assemblaggio delle tre varietà di Catarratto, ovvero quello comune, quello lucido e quello extra-lucido provenienti da vari appezzamenti di vigneti. E poi le quattro annate, dal 2018 al 2015, di Vigna di Mandranova, solo Catarratto extra-lucido, tutti di ottima fattura fra i quali però ha lasciato un maggiore piacevole ricordo il 2017, perfetta riproduzione della macchia mediterranea e vino che potrebbe assurgere ad ambasciatore della Sicilia per le note agrumate, di buccia di cedro, di mele di montagna ma anche di ginestra e pepe bianco, e il 2015, equilibratissimo, il top della serata, sontuoso, degna conclusione di un evento che ha fatto proferire a un estasiato sindaco: “perché non ripetere queste serate e farne una invernale con protagonisti i vini rossi?” La pietra è stata lanciata…