Taormina. L’azienda vinicola Tenuta San Leonardo è stata la protagonista di un’interessante degustazione che ha avuto luogo sabato 1 febbraio nei locali dell’Hotel Diodoro nella città del Centauro. A raccontare il “suo” vino è personalmente intervenuto il marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga, che da anni affianca il padre Carlo nella gestione della tenuta. Dalla sua viva voce i numerosi intervenuti (la sala era off-limits) sono rimasti ammaliati dai cenni storici che il nobile trentino ha raccontato, intrisi di aneddoti, e le intuizioni decisive da parte del nonno prima e del padre poi che hanno portato l’azienda ai fasti odierni. E’ dal bisnonno del marchese Anselmo, ovvero Tullo Guerrieri Gonzaga che, sposando nel 1894 la signora Gemma de Gresti a cui apparteneva l’immensa tenuta, che parte la favola moderna della Tenuta San Leonardo, una tenuta già avviata in termini di vinificazione che reca come anno di primo vino messo in commercio il 1724. Decisivo, a detta del marchese, l’impostazione imprenditoriale imposta dal padre Carlo che disponendo di un modus operandi dalla innata visione internazionale si recò finanche a Losanna a studiare personalmente enologia, viaggiando molto, studiando le viti e approfondendo le tecniche di vinificazione specialmente in Toscana e in Francia, in virtù di una particolare predilezione per il Bordeaux. Hanno affiancato il marchese nella degustazione dei sei vini protagonisti della serata, due bianchi e quattro rossi, il delegato AIS della sezione di Taormina Gioele Micali e il dott. Paolo Tamagnini, sommelier e relatore AIS, direttamente giunto dall’Umbria per questo imperdibile evento. Ne è venuta fuori una lectio magistralis che gli organizzatori avevano con sapiente saggezza e oculatezza, in riferimento all’azienda in questione, denominato “Aristocratiche Vette. Anima trentina, cuore bordolese”, con riferimenti alle Vette, intese non solo come cime dolomitiche ma tirando in ballo e giocando sul nome di uno dei vini protagonisti della serata (il bianco Vette 2018, Sauvignon blanc). Ed è proprio dalla degustazione di questo primo vino che i presenti hanno avuto già da subito la sensazione che stessero partecipando una memorabile serata, di quelle di cui ognuno dei partecipanti potrà dirsi fiero e fortunato di avervi preso parte: luminosissimo giallo paglierino con riflessi verdolini, elegante, di grande mineralità omaggiato nella sua personalità dalla freschezza delle vicine vette dolomitiche da un lato, e dal vento proveniente dal Lago di Garda dall’altro. Sapido, fresco e profumato. Un angolo di Trentino racchiuso in un calice.
Il secondo e ultimo bianco della serata, un Riesling Doc 2016, ha animato la degustazione per le evidenti particolarità che caratterizzano detto vino: un Riesling anomalo, coltivato ad altezze considerevoli, sapido, profumato. Note agrumate in avvio per poi virare verso quelle di frutta tropicale e finanche di pietra focaia. Molto persistente.
A seguire quattro annate differenti, 2015, 2010, 2005 e 2000 del rosso Tenuta San Leonardo: azzeccato blend di Cabernet Sauvignon, Carménère e Merlot, caratterizzati da una filosofia produttiva che punta esclusivamente sui lieviti indigeni. Uve diverse, ovviamente condotte a vinificazione e maturazione separatamente come accade per i migliori Bordeaux. Ed ecco a tal proposito il ricorso a quel 10% di Merlot (che conferisce maggiore morbidezza) che pur maturando prima degli altri due non è d’intralcio alcuno appunto per la singola separata vinificazione degli stessi. Ciascuno dei quattro vini è stato raccontato con dovizia di particolari dal produttore che ha dispensato cenni sulle condizioni atmosferiche che hanno accompagnato ciascuna delle annate, sulle sensazioni provate al primo assaggio, tutti caratterizzati da un rimando evidente con il territorio, finali persistenti e molto lunghi ma ciascuno con le sue peculiarità olfattive e gustative mentre più similitudini sono state palesate, nonostante le varie differenze di “età”, per quanto attiene alla cromaticità. La serata si è conclusa con una proposta gastronomica preparata per l’occasione da uno dei più rinomati chef del territorio, composta da piccoli assaggi di pietanze ciascuna delle quali si sposava perfettamente con ognuno dei vini portati in degustazione di cui ogni partecipante aveva opportunamente conservato qualche sorso per l’abbinamento cibo-vino finale.