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mercoledì, Novembre 27, 2024
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S.ALESSIO SICULO – Presentato “L’Albatro” il romando del magistrato Simona Lo Iacono sulla vita dell’autore del Gattopardo

 

 

  

S.Alessio Siculo –  Davanti ad una platea qualificata, nel verde di “Villa Genovese”,  il magistrato siracusano Simona Lo Iacono ha presentato l’albatro, una delle sue ultime fatiche di scrittrice. L’Albatro è un uccello marinaro “e come un cane fedele continua a seguire il suo capitano anche negli abissi”. Così Antonno. Un bambino sbilenco che il giovane “principuzzu” si ritrova accanto a sette anni e che gli farà da “controfigura” per sempre. E si comprende come in realtà l’albatro nel libro ci fosse già dalla prima pagina. A modo suo. Che è il modo più grande di essere fedeli.  La Lo Iacono lo tira fuori e lo spalma con maestria sugli eventi e il carattere della Sicilia della prima metà del ‘900. Fa “parlare” Giuseppe Tomasi di Lampedusa con gli occhi piccoli, di appena sette anni, in una cocente estate del 1903, che si riflettono in degli occhi disillusi, quelli con cui Tomasi guarda il Tevere da un clinica romana, nel 1957, in una corsa contro il cancro, nella speranza di vedere pubblicato il suo “Gattopardo”, poi evaporata – anche questa, come tante altre! – nella risposta negativa di Einaudi. Eppure l’Albatro è lì, non abbandona Tomasi nemmeno quando il cancro lo vince, tanto che il libro diventerà comunque un capolavoro mondiale e il suo inabissato autore, una celebrità.

A S. Alessio, il magistrato ha portato il suo “Albatro”   con Archeoclub Area Ionica Messina che ha incastonato l’evento nell’ambito delle manifestazioni programmate in occasione della mostra di Badò, da Ars Magistris di Catania – intervenuta con la presidente Mariagrazia Minio – in collaborazione col comune alessese. L’amministrazione,  presente col sindaco Giovanni Foti e l’assessore Saro Trischitta era abbastanza entusiasta per il ritorno, a Villa Genovese, di eventi culturali di rilievo. Un saluto è stato portato anche da Filippo Pennisi, presidente della sezione del Tribunale civile di Catania presso cui  il magistrato Simona lo Iacono opera. Proprio Pennisi ha dato i primi spunti al dibattito, evidenziando alcuni aspetti meno noti del Gattopardo, rilanciati subito da Ketty Tamà nel suo intervento (dopo le letture in tandem con Mariapia Crisafulli e Filippo Brianni) sul libro della Lo Iacono, con aneddoti e particolari sviluppati nel dibattito con l’autrice, animato anche dalle domande del pubblico. E così si è parlato dei Tomasi e dei loro congiunti Piccolo; del villino di Capo d’Orlando, dove nasce l’idea di dare al protagonista del Gattopardo il nome di quell’isola di fronte, Salina; dei teatranti di paese a S. Margherita Belice; delle “donne di fuora” che animavano le fantasie siciliane, a metà tra leggende e streghe buone; del ruolo dei Florio, amici dei Tomasi; della Sicilia e di Tomasi di Lampedusa durante le due guerre; della cultura siciliana nel contesto europeo; dei padri “strammati”, perché troppo dediti agli affari più che ai figli, che “in Sicilia erano delle madri”; delle dinamiche di palazzi nobiliari siciliani e del loro decadimento, anche fisico coi bombardamenti della guerra. Un romanzo che parte da “un’idea semplice – fa evidenziare Brianni – si identifica in un personaggio importante e racconta tantissimo della Sicilia che fu e che per alcuni versi ancora c’è”.

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