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Gaggi, per la morte del 15enne Salvatore D’Agostino, due persone rinviate a giudizio (processo il 9 ottobre) 

 

 

 

Gaggi – Chiesto il rinvio a giudizio per Susanna Gemmo, presidente di Gemmo Spa, per la morte del 15enne Salvatore D’Agostino, folgorato urtando un faretto nella piazza centrale di Gaggi.  L’incidente risale all’agosto del 2016: stessa richiesta anche per un manager della società.
I genitori si sono costituiti parte civile nell’udienza del 26 giugno: processo rinviato al 9 ottobre

A conclusione della lunga fase delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero di Messina, dott.ssa Antonella Fradà, ha chiesto il rinvio a giudizio per la presidente di Gemmo S.p.a., Susanna Gemmo, e per un manager della società, Francesco Trimarchi, accusati di omicidio colposo in concorso per aver causato la tragica morte di Salvatore d’Agostino, il 15enne di Gaggi deceduto nel 2016 dopo essere rimasto folgorato urtando un faretto nella piazza del suo paese, in un luogo accessibile a tutti, mentre giocava a calcio con gli amici. In relazione alla richiesta il Gup del Tribunale, dott. Eugenio Fiorentino, aveva fissato per il 26 giugno l’udienza preliminare, in cui la mamma, il papà e la sorella della vittima, con il loro penalista, Avv. Filippo Pagano, si sono costituiti parte civile. Il procedimento è stato però subito rinviato al 9 ottobre, con sospensione dei termini di prescrizione, avendo i difensori dei due imputati aderito all’astensione dalle udienze indetta per quel giorno dall’Unione delle Camere Penali.

L’assurdo incidente è successo la sera del 2 agosto 2016, nella piazza antistante la Chiesa Madre della frazione di Cavallaro. Salvatore, per recuperare il pallone, aveva oltrepassato una ringhiera ma aveva toccato un faretto: non sarebbe dovuto succedere nulla se l’impianto fosse stato a norma, e invece, purtroppo, la tremenda scarica elettrica che l’ha investito non gli ha lasciato scampo, fulminandolo. Dopo 18 giorni di coma, la sua luce si è spenta per sempre, gettando nella disperazione i suoi cari e tutto il paese di Gaggi.

I genitori hanno subito presentato un esposto alla Procura di Messina, che aveva aperto un fascicolo contro ignoti, formulando diverse richieste per chiarire i fatti e perseguire tutte le responsabilità: che si individuassero il proprietario dell’area, il titolare dell’utenza che alimentava il faretto e il fornitore dell’energia, chi l’avesse collocato collegando i cavi e mettendolo in esercizio, a chi competesse la manutenzione; che si accertasse se l’installazione fosse a norma viste la mancanza di griglie di protezione e cartelli di pericolo e la presenza di nastro adesivo ormai consunto che attestava un datato e maldestro intervento sui cavi; che si documentasse lo stato dei luoghi e l’accessibilità a tutti. Da allora, però, del procedimento per mesi non si è saputo più nulla. La famiglia del ragazzo, attraverso il consulente personale Salvatore Agosta, per ottenere giustizia si quindi è affidata a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, che si è subito messa in moto per acquisire tutta la documentazione e dare il proprio apporto e impulso alle indagini, in collaborazione l’avvocato Pagano: è stato lanciato anche un appello al nuovo Procuratore Capo di Messina, dott. Maurizio De Lucia, affinché prendesse a cuore il caso del ragazzo.

Finalmente, nell’estate 2017, la Procura di Messina ha risposto con una comunicazione ufficiale sullo stato di avanzamento del procedimento e si è appreso che erano stati iscritti nel registro degli indagati la dott.ssa Susanna Gemmo, 55 anni, e l’ingegner Francesco Trimarchi, 37, rispettivamente presidente del Cda e responsabile dell’ufficio Tecnico e Gare d’Appalto (con particolare riferimento a quella per la Sicilia) della Gemmo S.p.a., la società a cui il Comune di Gaggi aveva affidato la gestione del suo impianto di pubblica illuminazione attraverso l’adesione alla convenzione per il Servizio Luce e servizi connessi per le Pubbliche Amministrazioni con Consip, la centrale acquisti della PA. Gemmo si è aggiudicata il lotto 8 della procedura di gara bandita da Consip per il Ministero dell’Economia e delle Finanze, quello relativo alla Sicilia, e gestisce la pubblica illuminazione di tante altre città dell’isola, vedi Catania: parliamo di un colosso del settore delle grandi infrastrutture, degli impianti tecnologici e dei servizi, con sede ad Arcugnano (Vicenza), che nel 2016 aveva un fatturato di oltre 192 milioni di euro e ben 688 addetti e che ha legato il suo nome a tante grandi opere in tutta Italia e all’estero.

A conclusione delle indagini preliminari, il Pm, dott.ssa Fradà, con provvedimento del 9 maggio 2018, ha quindi chiesto l’emissione del decreto che dispone il giudizio nei confronti dei due imputati, a cui si contesta il reato “di cui agli articoli 113 e 589 del codice penale perché – recita l’atto – in cooperazione tra loro, Gemmo Susanna in qualità di legale rappresentante della società Gemmo S.p.a., affidataria del “servizio luce e dei servizi connessi”, e segnatamente del servizio di gestione dell’impianto di pubblica illuminazione del Comune di Gaggi e del servizio di manutenzione ordinaria e straordinaria dello stesso, e Trimarchi Francesco, in qualità di dipendente della società Gemmo Spa responsabile della gestione della suddetta commessa, cagionavano il decesso di D’Agostino Salvatore. Per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e nel non aver rilevato che i fari installati presso la piazza della Chiesa Madre di Gaggi, ancorché in disuso da anni e privi di lampade, fossero alimentati dall’impianto di illuminazione pubblica attraverso l’aggancio al quadro Q001 collocato in via Tenente Turrisi di Gaggi”. Un decesso che, conclude il Pm, è avvenuto “per fibrillazione ventricolare con arresto cardiocircolatorio e respiratorio responsabile di una prolungata anossia cerebrale, cagionata a seguito di elettrocuzione di cui il ragazzo rimaneva vittima in conseguenza di una dispersione di energia elettrica promanante da uno dei faretti collocati presso la piazza”.

Un risultato importante nella loro battaglia per ottenere verità e giustizia per i congiunti del ragazzo, che nell’atto di costituzione di parte civile chiedono di condannare i due imputati a una pena congrua e al risarcimento di tutti i gravi danni patiti da una famiglia per la quale la vita, da quel 2 agosto 2016, non è e non sarà più la stessa senza Salvatore: finora non è arrivata alcuna assunzione di responsabilità da parte di Gemmo S.p.a., che non ha riscontrato alcuna delle richieste presentate in tal senso da Studio 3A.

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