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giovedì, Novembre 21, 2024
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I vini doc in provincia di Messina 

C’è una provincia in Sicilia che nel vino racchiude primati e suggestioni. Non è tra quelle più citate, né tra quelle a cui si pensa subito quando si parla di terroir, cantine o produttori dell’Isola. Eppure la storia – e non solo – è dalla sua parte. È la provincia di Messina, geograficamente una delle più grandi con 108 comuni, Eolie comprese, due vulcani attivi e due mari che la circondano. E tre Doc: Faro, Mamertino e Malvasia delle Lipari. Antiche e tutte da rilanciare. Passiamo ai primati e alle suggestioni. A Naxos, oggi sempre provincia di Messina, sbarcò nel 735 avanti Cristo la prima colonia di greci. I cronisti del tempo raccontano che portarono la vitis vinifera. È probabile che anche i fenici, navigatori per definizione, avessero portato le viti per fare uva e vino in Sicilia. Ma per molti storici quella di Naxos è una data certa di inizio. L’avvio di un modo avanzato di fare il vino. Quindi primato più suggestione. Passiamo ad altro. Oggi la provincia di Messina è l’unica che prevede nei disciplinari delle proprie e antiche Doc i vitigni a bacca rossa più importanti in assoluto, Nero d’Avola e Nerello Mascalese. Non ci sono altre denominazioni datate che li comprendono entrambi. Questo sta a significare anche varietà dei territori in unico contesto che ha pochi eguali. Tali da consentire la coltivazione sia di Nero d’Avola che di Nerello Mascalese, che sono varietà molto diverse tra di loro. E poi prendiamo la Doc Faro: un unico comune che è Messina, la terza città siciliana, un territorio che abbraccia due mari, il Tirreno e lo Ionio. Chi può dire altrettanto? 

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