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domenica, Novembre 24, 2024
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Sono volati gli stracci nell’assemblea popolare dopo il furto dell’oro di S.Onofrio

CASALVECCHIO – Sono volati gli stracci questa sera a Casalvecchio nel corso dell’assemblea popolare convocata dal sindaco Marco Saetti dopo il furto dell’oro di Sant’Onofrio e dell’Annunziata perpetrato la notte scorsa forzando una finestra del Museo Parrocchiale dove era “custodito”. Ma soprattutto sono emerse due coincidenze che certamente hanno favorito l’opera dei soliti ignoti: le telecamere di sorveglianza all’esterno del Museo erano spente dal 5 gennaio e l’impianto di allarme non era in funzione perché guasto da tempo. Ed inoltre tutto il paese si è dichiarato all’oscuro del fatto che il tesoro fosse tenuto a Casalvecchio in un nascondiglio segreto (ma non tanto, visto che i ladri l’hanno trovato senza fare danno) nel Museo Parrocchiale e non nel caveau di una banca come avveniva fino ad una decina di anni addietro.

E sono emersi molti interrogativi che non hanno avuto una risposta. Chi ha prelevato l’oro dalla banca e perché finita la festa non la riportato indietro? Chi era a conoscenza che l’oro era a Casalvecchio? Chi sapeva che le telecamere ieri notte erano spente?

Il furto ha lasciato una profonda ferita nella comunità casalvetina, tutti, il sindaco in testa, hanno chiesto che si cambi registro nella gestione del bene comune, inteso come museo, comitato e via di seguito, per avere trasparenza e partecipazione, che allo stato attuale non ci sono. C’era anche un convitato di pietra, il predecessore dell’attuale parroco, don Gabriele Sgroi, che era invece presente a questa assemblea e qualcuno ha tentato di farlo passare come capro espiatorio, mentre ha difeso a spada tratta il predecessore, padre Agostino Giacalone che, conti alla mano, sarebbe il parroco che ha prelevato l’oro in banca senza più riportarlo nel caveau.

Il sindaco Saetti ha subito messo in chiaro che da domani chiamerà i tecnici per fare ripristinare l’impianto di sorveglianza e l’impianto di allarme, a spese sue se occorresse, o della comunità, qualora intendesse contribuire. E soprattutto far diventare una fortezza inespugnabile quei locali del museo dove è custodita la storia di Casalvecchio. Ultimo, tutto l’oro rimasto (quello delle parrocchie di Rimiti e Misitano) sarà subito portato in banca, previa catalogazione  descrittiva e fotografica.

Ma c’è un dubbio che si insinua: il nuovo parroco insediatosi un anno e mezzo fa, dopo avere saputo dell’oro nel Museo, avrà detto a qualche suo collaboratore di volerlo catalogare e riportare in banca. Proprio questa eventualità potrebbe aver fatto scattare il piano per rubare l’oro di Sant’Onofrio, che quindi potrebbe ancora essere nascosto a Casalvecchio. Quanto oro era rimasto dalla catalogazione effettuata da padre Gerry Currò? Ne mancava o no? Ora non lo sapremo più. Ma il dubbio che qualche “mano” paesana possa avere contribuito alla sparizione dei preziosi resta. 

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