PAGLIARA – Durante una escursione nelle campagne che sovrastano il centro abitato, Agostino Di Leo e Giuseppe Spadaro, quest’ultimo ex sindaco ed esperto di beni culturali, hanno fatto una scoperta che sicuramente ridisegnerà la storia del paese. In una zona denominata contrada Piana Aranciara, quattrocento metri a monte della strada provinciale Roccalumera Mandanici hanno identificato vicino una rudimentale casupola diroccata, una piccola tomba, probabilmente risalente ai primi del ‘600. Una scoperta causale che certamente modificherà i passaggi storici di Pagliara. Una tomba piccola, ben conservata, in pietre a secco, con una apertura di circa mezzo metro e con una profondità di 140 centimetri. “Per caso abbiamo scoperto questo piccolo loculo e dopo averlo guardato e studiato attentamente abbiamo capito – hanno spiegato Di Leo e Spadaro – che chi ha scelto il sito della tomba, panoramica ed esposta a sud, e realizzato il manufatto, pur nella limitatezza del materiale di cui disponeva, ha predisposto le cose con accuratezza e sensibilità”. Sulla destra di questo loculo è ancora ben visibile l’incisione di una piccola croce, ordinaria di tipo latino, anticamente usata nelle chiese.
Ma perché una tomba in quel posto impervio, in cima alle campagne che circondano l’abitato di Pagliara?
Un paio di metri ad est della tomba sono stati notati i resti di muri perimetrali di una casupola a forma rettangolare, ad una altezza media dal suolo che poteva aggirarsi attorno ai due metri e venti centimetri, con muri in pietre a secco disposte per lo più a lastre orizzontali incrociate. L’assoluta semplicità dell’antica costruzione, poco confortevole e certamente esposta all’acqua e all’aria fredda “potrebbe far pensare – fanno notare i due scopritori – ad una copertura con rami, fronte e paglia, e la presenza della tomba in quel posto potrebbe essere correlata a chi abitava nel casolare”. Ma date le piccole dimensioni del loculo “è da escludere che sia stata utilizzata per seppellire un adulto – precisano Agostino Di Leo e Giuseppe Spadaro – per cui non resta che pensare ad un neonato o ad un feto in fase molto avanzata”. E’ questa la convinzione dei due scopritori, che intendo informare anche le autorità competenti, a partire dai responsabili dei Beni Culturali. Ma per Giuseppe Spadaro e Agostino Leo le ultime parole di questo ritrovamento sono “per una preghiera dedicata a chi è stato sepolto ed anche a chi a voluto lasciarne il ricordo con la sepoltura”.