I medici dell’ospedale San Vincenzo dicono “no” ai tagli che potrebbero verificarsi nei prossimi mesi nella struttura taorminese e comunicano ufficialmente la propria posizione in una nota, tra le cui righe esprimono in modo chiaro e determinato il loro disappunto e la comprensibile preoccupazione per lo scenario che si prospetta. Il rischio, in particolare, è che l’ospedale di Taormina da centro multispecialistico venga trasformato in un presidio di base con il declassamento di alcune unità operative di contrada Sirina.
“I sottoscritti Medici dell’Ospedale “Sirina” di Taormina – si legge in una nota dei medici del “San Vincenzo” – esprimono la loro vivissima preoccupazione relativa all’assetto delle Unità Operative specialistiche del Presidio. Le riclassificazione dell’Ospedale come Presidio di Base, con la dichiarata scomparsa delle Unità Specialistiche del Presidio (Ematologia, Gastroenterologia, Nefrologia, Oncologia Medica, Otorinolaringoiatria, Urologia), viene a privare del diritto ad essere curati tutti quei Pazienti, che oltre che dal bacino di riferimento, provengono da diverse province siciliane nonché da fuori regione, e preferiscono accedere al nostro Ospedale piuttosto che fermarsi nella città di provenienza. Le capacità assistenziali dimostrate da tutto il Personale dell’Ospedale, frutto di anni di investimenti in tecnologie, risorse umane, formazione, attrezzature – continua il documento -, vengono con un colpo di spugna distrutte. I requisiti strutturali e i livelli di attività del Presidio, viceversa, consentirebbero non solo un suo mantenimento ma anzi una riqualificazione dell’Ospedale, nel totale rispetto della norme che regolano il riordino della rete ospedaliera (legge Balduzzi 2012 – Decreto Lorenzin 2015). Si chiede pertanto che Questa Amministrazione Comunale si faccia promotore – concludono i medici – di un coinvolgimento di tutte le Amministrazioni Comunali del comprensorio, per rappresentare adeguatamente presso l’Assessorato alla Salute di Palermo il gravissimo disagio dei Cittadini che deriva da questa privazione del diritto alla salute”.