Gli echi delle recenti elezioni amministrative in Italia ci sollecitano ad una riflessione politica sulla nostra realtà locale, anche per aprire un confronto pubblico, alla luce del sole, e prepararsi in tempo e cognizione di causa su come scegliere gli amministratori del comune. Di solito, dalle nostre parti, avviene tutto all’ultimo minuto ed i giochi si fanno a tavolino, nei salotti di pochi, tra persone fidate, mentre le discussioni sono a vuoto con gli amici al bar, in piazza e sul muretto, venendo subito a mancare l’interesse dei più per la sorte del proprio paese.
Da sempre, a nostra memoria, si attende un cambiamento in meglio, che tutti hanno promesso prima delle elezioni attraverso programmi bellissimi “sulla carta” e dichiarazioni rilevanti d’impegno “sulla parola” ma che in pratica non riescono a mantenere ed a mettere in atto sui punti relativi al BENE COMUNE, adducendo le note giustificazioni degli impedimenti burocratici, delle difficoltà finanziarie, dei limiti di tempo perché cinque anni non bastano. I cittadini che lavorano, che svolgono un servizio sociale, che hanno cura della famiglia e vivono le preoccupazioni di ogni giorno, il disagio economico, l’ingiustizia sociale, l’inadeguatezza delle strutture, la sofferenza della malattia e della disabilità, restano esclusi dal gioco politico, non hanno tempo, sono presi dai problemi quotidiani e delegano tutto ai propri rappresentanti.
Non c’è modo di contribuire alla definizione di un progetto per il paese, di stabilire criteri e linee programmatiche, di confrontarsi sulle priorità e le urgenze della comunità attraverso lo scambio delle idee, la democrazia e la libertà delle opinioni perché mancano i luoghi di riunione, le assemblee e i punti d’incontro. Tutto avviene in separata sede e a “muccia a muccia” per gli affezionati, i fedelissimi, i devoti propagatori di un pacchetto precostituito a misura di aspiranti privati e privi di spirito sociale, senza capacità di comunicazione, di ascolto, di umiltà, di accoglienza, di pazienza, di solidarietà, di riconciliazione, di tutela ed edificazione del bene comune.
La motivazione scatta sulle rivendicazioni personali, individualiste o di gruppo, sulla ricerca di rivalsa, di prestigio e di successo, sulla pretesa di stare dalla parte giusta, migliore e capace. Adesso è tempo di cambiamento e tutti possiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere perché siamo sulla stessa barca e non ci possiamo salvare da soli o con la delega in bianco al profeta di turno in un mare in tempesta di problemi sociali, economici, ambientali e morali. Tutti, soprattutto i giovani, devono con la stessa responsabilità, al di là del passato, garantirsi il presente ed il futuro, ripartendo insieme dal Bene Comune, riprendendolo dalle menzogne delle carte e delle parole, dai vecchi programmi artificiosi, dall’arroganza e dalla presunzione di pochi, dalla stoltezza dei furbetti ad hoc, dall’ignoranza e l’indifferenza di tanti.
Piuttosto che lamentarsi e scaricare la colpa sugli altri, stare alla finestra e aspettare, è l’ora di mettersi insieme, di evitare gli scontri di parte, le divisioni a priori, le posizioni esclusive ed escludenti, adottando la politica della “riparazione” e della “riconciliazione”, valorizzando le risorse a disposizione, gli strumenti della partecipazione e l’amore per il proprio paese. Cambiare è possibile quando si promuove la qualità del personale politico sull’integrità morale, l’appartenenza alla comunità, la coerenza della storia di vita e dei frutti visibili.
Le elezioni amministrative non sono un appuntamento passeggero e limitato, scelgono il governo di cinque anni, la gestione che imprime un carattere fondamentale, la via da percorrere, uno stile da mantenere per il Bene Comune, dove di può ritrovare l’anima della cittadinanza, il cuore di una comunità, il sogno di tutti.