Taormina. Ultimo film della kermesse 2016 del Taormina FilmFest inerente la sezione “Filmmaker in Sicilia”. Last but not least, direbbero gli inglesi, ultimo ma non per importanza, in quanto “Sicily Jass” si è rivelato un docu-film completo, difficile da realizzare, vero e proprio documento storico e con un ricorso ad archivi musicali e televisivi di una ricercatezza ed efficacia molto lodevole. Girato tra new Orleans e la Sicilia (in particolare Salemi e Salaparuta) il film racconta la vita di Dominick (detto poi Nick) La Rocca, nato a New Orleans nel 1889 da genitori siciliani emigrati qualche anno prima che, virtuoso della tromba, assieme ad altri quattro musicisti locali, di cui uno, tale Sbarbaro, poi divenuto Spargo, anch’egli di origini siciliane, incise il primo disco della storia del jazz (che originariamente si chiamava jass). “Live Stable Blues” è il titolo del disco che riuscirà a vendere più di un milione di copie e il gruppo jazz di La Rocca chiamato Original Dixieland Jazz Band nel giro di poche settimane divenne la jazz band più pagata al mondo. Alcuni critici musicali a seguito delle loro ricerche anche nell’ambito della mutazione dei costumi e stili di vita hanno potuto affermare in un certo senso che gli O.D.J.B. costituirono negli anni ’10 e ’20 ciò che i Beatles furono poi successivamente negli anni ’60 per l’intero panorama musicale internazionale. Il padre di Nick La Rocca suonava nella banda di Salaparuta ma non voleva che il figlio si avvicinasse alla tromba perché a quel tempo a New Orleans i musicisti erano per lo più considerati dei pezzenti, dei falliti ma Nick, a cui venne regalata una tromba con la quale incise poi i più grandi successi del suo gruppo, non demorse ed entrò così nella storia della musica mondiale. I suoi successi lo portarono ad esibirsi ed a stabilirsi per qualche anno a Londra ma tornato in patria giusto per non smentire il detto “Nemo Propheta in Patria” venne accusato, lui e la sua musica definita demoniaca, la concausa del crescente numero di divorzi e di figli avuti fuori dal matrimonio dalle ragazze americane circostanza che lo condusse ad una sorta di depressione (ed anche a delle sparate fuori luogo di stampo razzista, quali quelle in cui sosteneva che la più scarsa band jazzistica di bianchi sarebbe comunque stata superiore alla migliore composta da soli neri) che gli impedì di essere lo stesso musicista di un tempo nonostante il tentativo di ricostituire la band. “Sicily Jass” può definirsi il viaggio nell’anima di un uomo che ha tentato, con cocciutaggine, talvolta sbagliando, di riservarsi un posto tra le stelle della musica. I brani dell’Original Dixieland Jazz Band da “Tiger Rag” a “Clarinet Marmalade” influenzarono i più grandi jazzisti di colore tra cui Louis Armstrong. Mimmo Cuticchio e i suoi antichissimi pupi siciliani, che rappresentano la storia, paradossalmente i soli a poter “parlare” visto che c’erano quando ancora il babbo di Nick doveva partire per l’America rappresentano l’anima dei siciliani e vagano per paesi deserti, in mezzo a una vegetazione quasi inesistente, terre che hanno assistito ad emigrazioni massicce verso l’Australia, New York, il Sudamerica o come nel caso dei La Rocca verso New Orleans; vagano come fantasmi ma al contempo come ancestrali presenze che con un invisibile ma resistentissimo filo tengono uniti i siciliani nel mondo come marchiati nell’anima come nell’anima, nel “soul”, si depositava il jazz, anzi il “Jass” di Nick e la sua band.
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