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domenica, Settembre 22, 2024
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Auguri di facciata. Poco sentiti e quasi fuori luogo

Quest’anno gli auguri di “buone feste” hanno un sapore strano, sanno di passato, di vecchie formule ripetute a memoria, di monotoni obblighi di facciata. La costante depressione socioeconomica, la paura diffusa a vista, il degrado ambientale, la dispersione morale, la frantumazione dell’identità e della cultura, l’incertezza del futuro costituiscono un mondo a rischio che si ripercuote a dimensione locale. La festività natalizia impone per tradizione un modello standard di auguri di pace e di serenità quando nella società si è insinuato un conflitto piuttosto palese e permanente a livello personale, familiare e sociale. Per questo motivo gli auguri appaiono di facciata, sono frutto di formalità esteriore, poco sentiti e quasi fuori luogo.

C’è una tensione individuale a pregiudicare qualsiasi tipo di rapporto costruttivo perché si vede nell’altro, collega di lavoro, compagno di studi, di avventure e divertimenti, amico di lunga data, socio in affari, familiare di turno , un avversario che attenta alla sicurezza personale e minaccia lo spazio privato. Sta venendo meno la fatica di costruire ponti e legami stabili, a causa della diversità di vedute e delle ragioni differenti, ed emergono difficoltà di ogni natura per definire vie comuni, senza pregiudizi e tentativi di sopraffazione. In casa predominano i soliti contrasti generazionali che si manifestano più aspri per l’avanzata di modalità estreme nella gestione della vita familiare, sui luoghi di lavoro vige un clima di insicurezza inusitata e di competizione cattiva tali da guardare con sospetto chiunque svolga un compito qualsiasi all’interno dell’azienda o istituto.

La politica è diventato un campo aperto di lotte intestine e frontali, di colpi a tradimento e di corruzione duratura, l’attività sociale ed imprenditoriale sembrano alquanto disorientate dalle strategie per mettersi in mostra, per raggiungere postazioni di prestigio, per eliminare i più deboli e creare ambiti sempre più ristretti di partecipazione e di socializzazione dei beni. Nello sport, nello spettacolo e nella cultura si opera con modalità di contrasto tale da snaturare qualsiasi tipo di confronto regolare, di onore al merito e di gusto per la partecipazione, mettendo in cattiva luce l’antagonista e screditando le possibili qualità degli altri.

In questo sfondo sociale, in cui trovano l’humus naturale l’invidia, la superbia, la gelosia e l’ipocrisia, diviene impossibile un augurio sincero che riguarda un desiderio, una buona speranza, espresso in occasioni speciali in corrispondenza al volere divino. Fa impressione che oggi si stia perdendo il significato, durante le festività, di augurare il bene, la felicità e la realizzazione dei sogni per i destinatari che ricevono solo l’espressione esteriore, formale e falsa, priva del messaggio sostanziale, tendente alla realizzazione dei desideri, che per i cristiani, poi, vuol dire rapportarsi a Dio e restargli fedele, percorrendo la via della luce, della bontà e della sapienza.

L’augurio vero è portatore di senso ed imprime un contatto reale nel cuore tra colui che fa e chi riceve, stabilendo una relazione di reciprocità edificante, feconda e promettente di benessere e di prosperità nella vita che viene, con la prospettiva di una rinnovata speranza. Si tratta di uscire fuori dal proprio recinto, trovando il tempo opportuno ed il coraggio di mettersi in ascolto, in riflessione ed in stato di gratuità per accogliere il dono dell’altro, l’amicizia e la comunicazione autentica, carica di buoni sentimenti e di voglia di cambiare in meglio la realtà che ci circonda, leggendo con attenzione il valore simbolico delle feste che ci attraversano, senza restare ancora quello che si è, ma lasciandoci segnare dall’impronta augurale della tradizione, della storia, della religione!!

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