SANTA TERESA DI RIVA – Antenne per le telecomunicazioni al centro del paese: raccolte già mille firme per farle spostare. La nuova protesta dei residenti dopo che un gestore telefonico ha provveduto a potenziare il ripetitore già esistente nella zona di Bucalo. Sono ritornate le paure, i residenti si sono subito mobilitati per chiedere il rispetto del regolamento comunale per le emissioni elettromagnetiche che prevede il trasferimento di tutti gli impianti esistenti nel perimetro urbano in aree lontane dagli insediamenti abitativi, messi gratuitamente dei gestori dal Comune stesso. Disposto disatteso dai gestori senza che il comune si sia attivato per farlo rispettare. Ora ritorna la protesta. Un comitato spontaneo dei cittadini ha cominciato una raccolta di firme che in poco meno di una settimana ha raggiunto quota 1000 coinvolgendo anche altri quartieri della città dove sono presenti le antenne tlc. “Riteniamo di dover sostenere questa iniziativa – ci dice il vice presidente del consiglio, Santino Veri – per la tutela della salute pubblica. Occorre che le regole dettate con il regolamento comunale (approvato dal consiglio nel marzo del 2009 e facente parte integrante del regolamento edilizio, ndc) vengano fatte rispettare una volta per tutte e che l’amministrazione comunale si ponga al fianco dei cittadini che chiedono rassicurazioni”.
Il decreto di approvazione del nuovo regolamento comunale per la modifica e l’installazione di impianti fissi di telecomunicazione per telefonia cellulare e radiotelevisiva era stato firmato dal dirigente del dipartimento regionale urbanistica dell’assessorato regionale al territorio ed ambiente nell’aprile del 2010 e pertanto, gestori e … comune ne dovranno tenere conto.
Se mille cittadini (ma altri se ne aggiungeranno nei prossimi giorni) sono costretti a firmare una petizione perché si verifichi la regolarità dei lavori di ampliamento di un ripetitore, vuol dire che qualcosa da cinque annim a questa parte non sta funzionando. E’ vero che il cellulare ormai ce l’hanno tutti ed è diventato indispensabile strumento di lavoro e di comunicazione, ma è anche vero che in suo nome non si possobno violare regole che salvaguardano la salute pubblica.
