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In Sicilia un fallimento dopo l’altro

Appena insediatosi ( ottobre 2012) il presidente della Regione Crocetta aveva annunziato, tra proclami in Tv ed interviste a raffica, che la Sicilia avrebbe immediatamente abolito la Province e messo mano ad un grandioso progetto di riforma degli Enti locali. A parte la nomina dei commissari nulla è cambiato né si intravede via di uscita malgrado sia stati cambiati (record mondiale) ben 36 assessori in due anni e mezzo.

Ogni volta che si trova in difficoltà l’on. Crocetta  percorre a gran velocità la strada della Procura della Repubblica annunziando di aver scoperto  il “ più grande scandalo di tutti i tempi”, salvo poi a sapere che sulle questioni denunziate da Crocetta la Procura sta indagando da anni .

Sia detto con affettuosa ironia: quando fa così l’on. Crocetta mi sembra proprio il protagonista de “ La Giara”  di Pirandello , don Lollò,  il quale,appena si trovava in difficoltà o entrava in lite con il vicino, ordinava ai suoi contadini “ sellate la mula” e scappava dall’avvocato. Solo che Crocetta la mula se la sella da solo ed invece di correre dall’avvocato corre nelle varie procure per denunziare crimini e misfatti.

E’ più che giusto, anzi doveroso, attestarsi su una linea di intransigenza antimafiosa, ci mancherebbe altro, ma il tutto non si può esaurire in  proclami senza fare nulla per riformare la Sicilia per  dare lavoro a chi non ce l’ha. Aveva ragione Sciascia quando parlava della piaga terribile della mafia, vero cancro della società, e dei professionisti dell’antimafia i quali, ogni mattina , fanno proclami senza, nei fatti, impegnarsi davvero.

Prendiamo il caso delle riforma degli Enti locali: in Sicilia vi sono 390 comuni. Di questi oltre 200 sono sotto i 5.000 abitanti e, di questi 200, ben 140 sono sotto i 3.000 abitanti. Immaginate un comune di 2.000 abitanti che si trovi ad affrontare la richiesta di un insediamento produttivo o turistico: magari il proprio ufficio tecnico è composto da un geometra e da un impiegato amministrativo i quali, non per colpa loro, non hanno competenze specifiche in materia sicchè per dare una risposta all’imprenditore trascorrono degli anni fino a che la voglia di investire passa e si perde una grossa opportunità per il territorio.

Immaginate se, ad esempio, in una area che comprendesse 15 comuni con una popolazione di 40.000 abitanti che vi fosse un solo ufficio tecnico, un solo corpo dei vigili urbani, un solo terminale per lo stato civile, un solo sportello unico per le attività produttive e così via: avremmo un ufficio tecnico comprensoriale nel quale lavorerebbero,almeno, 50 tra ingegneri, architetti e geometri in grado di redigere progetti di opere pubbliche, di dare risposte immediate ai privati e di programmare la gestione del territorio; la stessa cosa per i vigili urbani, i quali, potrebbero dare vita a gruppi specializzati nei reati edilizi, nei sinistri stradali, nella tutela dell’ambiente e nella repressione delle frodi: ognuno sarebbe specialista in un settore e tutto il territorio ne avrebbe un vantaggio enorme. Quando non chiamati a svolgere rilievi specialistici i vigili urbani rimarrebbero nei comuni di origine per fare ciò che hanno sempre fatto.

Ovviamente bisognerebbe avere il coraggio di ripensare il ruolo dell’ente locale: il Sindaco, come rappresentante della comunità, resterebbe assieme ad un assessore, il consiglio comunale resterebbe anche se dimagrito nei numeri e le funzioni di gestione e di programmazione che prima avevano tali organi si sposterebbero ad un livello comprensoriale del quale farebbero parte di diritto il Sindaco e tre consiglieri per comune. A questo modo si eviterebbero gli sprechi e si programmerebbe bene il territorio.

A volte penso che siamo governati da una classe politica ignorante ed incompetente, ma poi mi viene il dubbio che non sia così e  che siamo governati da una classe politica perfettamente siciliana e gattopardesca: cambiare tutto per non cambiare nulla e lasciare le cose per come stanno.

( Gianni MIASI)

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