Il tempo in cui viviamo si va caratterizzando sempre più per la crisi che sta attraversando l’uomo contemporaneo su diversi piani.
Sul piano antropologico si avverte una trasformazione pressante dovuta alla forte intrusione tecnologica nella vita quotidiana, ormai gravemente assillata dall’utilizzo costante della telefonia mobile, dei socialnetwork e della burocrazia online. Si rileva pure una crescente accentuazione di paure vecchie e nuove relative al rapporto con la diversità – estraneità, con il cambiamento climatico e con l’avvento massiccio di malattie particolari, che incidono notevolmente sulle abitudini ed i comportamenti della gente.
Sul piano morale si assiste ad un decadimento generale della dignità umana, minacciata da uno stato depressivo nocivo che indebolisce la personalità e da un grado elevato di corruzione che pervade già diffusivamente non solo gli ambienti sociali e politici con la pratica delle frodi e del profitto, ma tocca il cuore stesso di ogni uomo che vive nell’individualismo, nella menzogna e nell’indifferenza.
Sul piano economico si sta allargando la mancanza di lavoro e l’aumento della disoccupazione raggiunge livelli onerosi con il rispettivo calo di produzione nei settori dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura e dei servizi. Da qui ne consegue la diminuizione dei consumi in genere ma soprattutto nell’ambito alimentare e nell’ambito sanitario tra le fasce più povere della società.
Sul piano politico c’è da rimarcare l’assenza di democrazia, vigente in quasi tutti gli Stati ma in particolare in Italia dove, pur nell’apparente libertà, si penalizza il dissenso, si mortifica il confronto e si decide a vantaggio di pochi, percorrendo vie minacciose e vergognose sia verbalmente che a gesti perfino in sede parlamentare su provvedimenti inconsistenti per il bene comune!!!!!!
Sul piano religioso emerge una frantumazione dell’essere e la mancanza d’identità che porta all’inquietudine con la ricerca illusoria e vana di varie forme d’idolatria a sostegno della propria fragilità. Si mantiene così uno stato di debolezza generalizzata che si ripercuote nella confusione della società, priva di punti di riferimento validi e di valori fondamentali tanto da ritrovarsi in uno stato d’allarme continuo che non riguarda soltanto l’allerta meteo ma tocca il “tempo” dell’uomo di oggi. Infatti il cittadino di questo mondo è preda di una serie di paure e prigioniero degli eventi esterni, si sente impotente e rassegnato, trascorre la sua esistenza nello smarrimento e nel disordine, senza progettualità e senza speranza, lasciandosi sorprendere dalla crisi.
Il tempo della crisi è un grande segnale di disagio che porta in sé la necessità di un cambio di direzione, l’urgenza di esplorare nuove vie e l’esigenza di impegnarsi dal di dentro e con responsabilità rispetto agli altri, a partire dal contesto locale in cui viviamo. Per questo non è proprio il tempo di organizzare più feste, di aumentare il chiasso fragoroso e di alienarsi ancora dietro i carri, a qualsiasi titolo mascherati ed adorati pure in primavera, per inoculare sonnifero e massificare nella sbornia collettiva, impedendo di rientrare in sé stessi e prendere coscienza dei propri bisogni e dei diritti di cittadinanza attiva in modo da poter uscire dalla morsa della crisi.