Paolo Andrè Gualdi sarà il protagonista dell’evento “Mylae Classic”, concerto per pianoforte promosso dal Leo Club di Milazzo venerdì 12 dicembre alle ore 21 al Teatro Trifiletti. Una serata all’insegna di grandi opere firmate da Liszt e Chopin e riproposte dal talentuoso musicista italiano, di “adozione” americana, che sbarca in Sicilia direttamente dal Brasile, dove ha tenuto nei giorni scorsi una master class e un recital.
Ecco l’intervista con l’artista:
Abbiamo scoperto, leggendo alcune interviste, che lei ha una grande passione per il mare e le immersioni, in apnea fino a 25 metri e con le bombole fino a 40-45 metri. Tra i suoi migliori amici c’è anche Simone Arrigoni, pluriprimatista mondiale di apnea (456 metri “foot push”). Ci siamo chiesti che cos’è che spinge un affermato pianista, che ha dedicato la sua vita interamente alla musica, ad amare un luogo in cui invece predomina l’assenza di suoni?
Da sempre ho avuto un profondo amore per tutte le espressioni della Natura, specialmente per il mare e le sue creature. Più che il silenzio a me piace l’aspetto visivo e le sensazioni fisiche dell’essere sott’acqua, l’incontro con questo ambiente a noi in parte estraneo. E poi mi affascina anche la ricerca di un equilibrio, sia mentale che fisico, per raggiungere delle apnee soddisfacenti così da poter godere in maniera totale dell'”abbraccio” del mare.
A pensarci bene, anche il silenzio è musica. In particolare, le pause sono una parte essenziale e a volte determinante di un brano musicale. E il silenzio sott’acqua é una musica unica…
E già stato in Sicilia? E se si, qual è il suo ricordo più bello? Ha già avuto modo di fare delle immersioni nei nostri fondali? Come forse già saprà la Sicilia è ricca di meraviglie “sommerse” dalle Isole Egadi (Scoglio Spandillo, Grotta del tuono, Scoglio del Cammello, Capo Grosso, Cala Tramontana) alla zona del palermitano (Capo Gallo, Grotta dell’Olio, Scoglio della Formica). Dalla zona del catanese (Golfo di Castellammare, Santa Maria la Scala) alla zona del milazzese e delle Isole Eolie (Punta Rugno, Scogno della Portella, Punta Castagna, I faraglioni, Scoglio Quaglietto, Capo Grosso). Ha già in programma un’immersione subito dopo il concerto al Teatro Trifiletti?
Ho visitato la Sicilia più volte, sia per piacere che per lavoro. Ho suonato a Ragusa e Modica, e molti anni fa partecipai all’Ibla Grand Prize, vincendo una borsa di studio che mi portò qui in America per 4 mesi, esperienza che poi influenzò enormemente il mio cammino musicale. In Sicilia, a Balestrate per la precisione, ho anche avuto il piacere di fare da assistente in acqua al mio amico Simone Arrigoni in uno dei suoi tanti record di apnea. Una grande emozione! Purtroppo non ho mai fatto immersioni nel vostro splendido mare. Fare una immersione notturna dopo il concerto la vedo dura… ma la mattina seguente sarei prontissimo per andare sott’acqua!
Il comune di Milazzo ha fortemente voluto l’evento “Mylae Classic” del 12 dicembre (in collaborazione con il Leo Club di Milazzo, l’Associazione Culturale Darshan e la società I-mage) devolvendo l’incasso della serata al Centro Clinico Nemo Sud di Messina. Gerardo Sacco generosamente ha accettato di partecipare all’iniziativa donando un’opera esclusiva, una collana che trae ispirazione dai meravigliosi vasi di Caltagirone. Il gioiello verrà sorteggiato a fine serata e assegnato a uno dei fortunati partecipanti tra il pubblico. Da non dimenticare inoltre tutte le aziende che hanno risposto con entusiasmo all’invito e grazie alle quali è stato possibile predisporre ogni dettaglio di questa serata che vedrà come presentatori Massimiliano Cavaleri e Pierpaolo Ruello (EuropaDue, Eolian Hotel Milazzo, Pachamama, Explorer Informatica, Farmacia Vece, Famulari, Confetti D’Alessandro). Quanto è importante per un musicista partecipare a queste iniziative e che “valore/significato” assume la musica, quando il proprio talento artistico diventa uno strumento e si fa promotore di un messaggio d’amore?
Penso che la musica e il bello in generale siano essenziali per il benessere dell’uomo. Oltretutto la musica é risaputamente un linguaggio universale e trovo quindi che sia il mezzo ideale per diffondere messaggi nobili, di fratellanza universale. Sono quindi molto felice ed onorato di far parte di un evento che promuove una causa di così alto valore, e spero che il pubblico reagirà in maniera entusiastica a questo bel connubio tra musica ed opere di bene.
Il repertorio della serata prevede un programma con le opere di Liszt e Chopin. Cosa hanno in comune questi due compositori? Quanto incidono la vita privata e le esperienze personali sul percorso artistico di un musicista? Qual è il valore che un pianista dei nostri tempi, aperto a diversi generi e sottoposto a continue contaminazioni musicali, dà all’interpretazione e quindi all’esecuzione di queste opere?
Grazie ai molti documenti storici che hanno sopravvissuto al tempo (lettere ed altre testimonianze), sappiamo che Liszt e Chopin erano amici e che, artisticamente parlando, avevano un enorme rispetto l’uno per l’altro. E’ interessante per esempio notare che alcuni dei pezzi di Chopin che suonerò a Milazzo (gli studi Op. 10) furono dedicati proprio a Liszt.
Credo che le proprie esperienze incidano enormemente sulla nostra sensibilità artistica. Credo fermamente nel vivere la propria vita, per poter fare esperienze al di là del pianoforte e quindi avere qualcosa da “raccontare” attraverso la musica. Sono molto scettico quando si parla di musicisti che studiano 8-9 ore al giorno, facendo enormi rinunce personali (tranne in alcuni casi, come in preparazione di grossi concorsi). Penso che si rischia di diventare molto “asciutti” e troppo concentrati sull’aspetto tecnico e accademico del suonare. Un buon equilibrio tra questi aspetti tecnici e il curare il proprio istinto musicale oltre alla propria sensibilità (sia che sia andare a vedere una mostra, o magari fare una passeggiata in un bosco) secondo me è alla base dell’essere un musicista interessante, che ti comunica emozioni, e che quindi ti lascia qualcosa.
Proprio in questo senso credo sia importante ascoltare tanti generi musicali, anche se spesso non abbiamo un diretto collegamento tra i generi. Ossia, sono dell’idea che ascoltare Ella Fitzgerald non possa influenzare l’interpretazione di una sonata di Beethoven, ma allo stesso tempo, in maniera forse inconscia, lo stesso ascolto può contribuire ad allargare la “tavolozza” emotiva e creativa.
Abbiamo appreso inoltre che lei è un ottimo cuoco… qual è il piatto siciliano che preferisce Maestro Gualdi? E soprattutto quale ricetta siciliana vorrebbe imparare a cucinare?
La lista sarebbe troppo lunga! Vorrei imparare a fare dalla paste con le sarde… ai cannoli!
Qual è stato il suo percorso artistico? Sappiamo che suo padre è un musicista e che è stato proprio lui ad avviarla agli studi pianistici…
Ho cominciato a cinque anni con mio padre. Mi raccontano che spiavo da dietro la porta quando mio padre faceva lezione agli allievi privati a casa, e così cominciai ad implorarlo di insegnarmi a suonare il pianoforte. Ricordo anche che passavo parecchio tempo di fronte al giradischi a “dirigere” le sinfonie di Mozart e Beethoven. Fui ammesso al conservatorio di Santa Cecilia di Roma dopo aver preparato l’esame con un trombettista e lì studiai con la Prof. Pistillo per alcuni anni. Dopo l’ottavo anno di corso ebbi l’occasione di andare a Parma a studiare con Roberto Cappello, un vero e proprio cambio di marcia che mi trasformò da studente di conservatorio ad ambizioso (e giovanissimo) pianista. Dopo il diploma l’incontro con Carlo Maria Dominici. Ex allievo di Michelangeli, il maestro Dominici é un pianista e didatta eccelso, e anche persona meravigliosa e sensibile. Posso dire é stato ed é tutt’ora uno dei maestri che mi ha influenzato di più in assoluto a livello musicale. Dopo aver lasciato l’Italia ho avuto altri due maestri fantastici, uno uruguaiano (Enrique Graf) e l’altro russo (Evgeny Rivkin). Sono particolarmente soddisfatto del fatto che i miei maestri hanno tutti stili e background diversi, in quanto credo abbiano ognuno contribuito a rendere la mia formazione musicale molto “universale” anziché rigidamente legata ad una particolare scuola d’insegnamento.
Da più di dieci anni vive a Florence, dove oltre al ruolo di insegnante di piano, presso la prestigiosa Francis Marion University, svolge anche un’intensa attività come direttore artistico di un importante festival: il South Carolina Chamber Music Festival. Può dirci qualcosa su questi due aspetti della sua attività professionale? Come riesce a coordinare gli impegni con l’attività concertistica che la vede spesso in viaggio? Il suo ultimo concerto e quindi il suo ultimo viaggio?
Adoro diversificare la mia attività musicale, e quindi mi sento molto fortunato di poter vivere la musica su più fronti. Il SCCMF é nato quasi per caso tre anni fa e si sta espandendo, e questo mi rende molto soddisfatto anche se l’organizzazione degli eventi mi impegna tutto l’anno, nonostante essi avvengano solo nell’arco di una settimana. Per quel che riguarda il concertismo puro, é sempre stato un mio sogno fin da piccolo, anche se con il solito misto di amore e odio visto che sono molto emotivo. Ciononostante, suonare in pubblico mi ha dato e continua a darmi innumerevoli soddisfazioni, prima tra tutte l’entusiasmo del pubblico. Oltretutto adoro combinare la mia passione per la musica con quella dei viaggi. A questo proposito, proprio una settimana fa ho avuto il piacere di visitare Rio de Janeiro, un sogno che avevo fin da piccolo. Ho dato una Master Class ed un recital solistico alla Università Federale dello Stato di Rio de Janeiro. Il pubblico brasiliano é tra i piú caldi in assoluto, ed é stato veramente un piacere suonare lí. Quindi, gli impegni sono tanti… ma le soddisfazioni di piú!
Quanto è importante per un musicista classico l’apertura verso altri generi musicali? Le sue preferenze? Con quale musicista o direttore d’orchestra le piacerebbe collaborare?
Credo sia una questione di gusto personale, anche se, come detto in precedenza, sono dell’opinione che diversi generi musicali (e artistici in generale) possono espandere le nostra sensibilità. Io sono un appassionato di jazz e mi diletto a suonarlo, anche se non mi reputo un jazzista di rispetto! Di musicisti con cui vorrei collaborare ce ne sarebbero molti ma se dovessi sceglierne uno, sarebbe Mischa Maisky, uno dei più grandi violoncellisti dei nostri giorni, lo ascoltai la prima volta negli anni ’90 al Teatro Olimpico di Roma, un concerto indimenticabile!
Progetti per il futuro?
Un nuovo CD dedicato a due compositori, uno barocco quasi sconosciuto Platti e l’altro Schubert (l’ultimo CD, uscito pochi mesi fa, contiene invece le opere di un compositore che amo particolarmente, Franz Liszt, ed è reperibile online per tutti gli amanti del genere sul mio sito www.pagualdi.com.
Fra i tanti progetti futuri, ce n’è uno a cui tengo particolarmente ancora in via di definizione. Un progetto filmico sul mare e le immersioni che trae spunto dal libro scritto da Francesco Saverio D’Aquino, Luca Lucarini e Fabio Perozzi, appassionati come me del “mondo sommerso” (autori di “Oltre il relitto” e di “Blu Estremo – Oltre l’immersione profonda” – casa editrice Magenes) e nel quale per l’appunto spero di poter curare la colonna sonora… in altre parole mi piacerebbe tradurre in musica “l’assenza di suono”!