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domenica, Novembre 24, 2024
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Cineforum Alì Terme. Mercoledì 29 sarà la volta di “Still Life”, un film rigoroso ove si respira cinema dall’inizio alla fine

John May è un impiegato comunale e svolge mansioni molto particolari. Egli ha il compito di rintracciare parenti, amici, conoscenti di tutte quelle persone che sono morte in solitudine. Spesso non riesce nel suo compito ed allora organizza lui stesso il funerale allestendo il rito pietoso avendo riguardo alle caratteristiche della persona scomparsa: l’addobbo floreale di un certo tipo, musica di sottofondo che tiene conto dei gusti musicali o delle origini etniche dello scomparso, funerale o cremazione a secondo del credo religioso dello stesso. Si occupa anche del necrologio, spesso enfatizzando le gesta in vita del deceduto per renderlo migliore negli ultimi atti della sua vita terrena. John, vive da solo, è abitudinario ed è molto meticoloso nel suo lavoro dimostrando molta umanità. Capita anche che alla funzione siano presenti lui e il sacerdote e nessun altro. John non può tollerare che una persona possa essere stata dimenticata durante la vita ed esserlo anche negli ultimi momenti della sua vita terrena; non è possibile che non ci siano testimoni in quel passaggio dalla vita alla morte. John agisce con abnegazione; in fondo, tutti i casi di cui si occupa, sono un po’ come la sua famiglia, quella che di fatto non ha. Un giorno, per ridimensionamento del personale, viene licenziato, ma chiede di potere portare a termine l’ultimo caso che ha per le mani, quello relativo a Billy Stoke, un suo dirimpettaio, che non aveva mai conosciuto. Una persona sola, come solo è lui, e si strugge di non averla conosciuta in vita, forse le relative solitudini sarebbero potute essere lenite. Andando a fondo con le sue ricerche scopre un passato felice di Billy Stoke e ciò lo induce ad aprirsi, ad andare oltre il suo essere abitudinario (prova volentieri una cioccolata calda, invece del solito the, cucina un pesce che gli viene regalato, bruciandolo, ma ci prova, sorseggia un whisky direttamente dalla bottiglia ove prima avevano bevuto degli sconosciuti). Incontra anche una donna durante le sue ricerche e la storia prende sviluppi davvero impensabili all’inizio della storia…. E’ un film sulla solitudine, ma soprattutto è un film sulla vita, sul rispetto di ogni essere umano. E’ anche un atto d’accusa nei confronti della società di adesso ove il sistema, la frenesia, la velocità consentono che possa accadere di dimenticarsi totalmente di una persona, di isolarla a tal punto da rimanere sola nella morte e dopo la morte. Il regista, Uberto Pasolini, italiano trapiantato in Inghilterra, è alla sua opera seconda (la prima fu “Machan”, già nel nostro cineforum nell’anno 2009) e per questo suo film ha tratto spunto da un articolo del “Guardian” che affrontava il problema delle migliaia di persone che in Inghilterra muoiono in solitudine. John May è interpretato da uno straordinario Eddie Marsan. Un consiglio per una migliore fruizione del film: non alzarsi dalla sedia fin quando non saranno apparsi i titoli di coda. Il finale è davvero sorprendente e commuovente.

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