SAVOCA – Il crollo di un muro interno ha fatto venire alla luce un pezzo di storia, ma soprattutto ha confermato quello che gli esperti avevano detto nel 1997: quell’edificio che è abbandonato e ridotto ad un rudere posto sulla strada che porta alla chiesa di San Michele e al Museo, è una sinagoga degli ebrei. Il frammento di pietra con incisa una stella di David a sei punte è stato rinvenuto quindici giorni fa da un passante che per fortuna invece di tenerselo lo ha consegnato alle autorità municipali che hanno impiegato quindici giorni prima di informare i proprietari dell’immobile, i fratelli Smiroldo di Santa Teresa di Riva per convocarli a Savoca per un sopralluogo per verificare la sicurezza dei luoghi dopo il crollo. Quel frammento di storia che conferma l’esistenza di una sinagoga a Savoca da nuovo vigore e forse una svolta decisiva a quello che nel 1997 un pool di esperti di storia giudaica venuti a verificare quella che da tutti veniva indicata come “la sinagoga” avevano certificato, seppure con tutte le cautele del caso. Da quel giorno, nonostante la disponibilità dei proprietari a vendere, il comune di Savoca non ha mosso un dito, non ha fatto nulla per acquistare l’immobile di grandissimo valore storico, ma soprattutto per proteggerlo e recuperarlo. In questi diciassette anni ci hanno fatto una discarica. Semplicemente vergognoso. Ed ancora una volta Savoca ha perso una buona occasione. Come quella delle mummie, come quella del convento dei cappuccini.
Un po’ di storia.
“Fino al 1492, nella Terra di Savoca era presente un’importante e laboriosa comunità ebraica: se le origini della presenza ebraica nel territorio savocese non sono ben chiare, esistono tuttavia preziosi documenti, risalenti al 1409 ed al 1470, dai quali si evince che a Savoca, in quegli anni, dimoravano circa 250/300 ebrei, ripartiti in circa 50/60 famiglie. I giudei savocesi erano soprattutto abili tessitori e tintori e non mancavano quelli dediti alla lavorazione del ferro e della seta ed alla coltivazione della canna da zucchero. Il gruppo più consistente di ebrei era dislocato nel centro abitato di Savoca e in quello vicino di Casalvecchio, ove esiste ancora una via del centro storico nominata “Via della Judeca”. Tale comunità giudaica doveva essere molto agiata e produttiva, ciò si evince dal fatto che, nel marzo 1492, quando venne emanato l’editto di espulsione da parte di re Ferdinando II d’Aragona, i notabili savocesi del tempo non si fecero scrupoli per accaparrarsi più ricchezze possibili tra quelle confiscate agli ebrei. Nel centro storico, (quartiere San Michele) accanto alla duecentesca Chiesa di San Michele, esistono ancora i ruderi di quella che fu la sinagoga. Anche nella toponomastica e nei cognomi locali sono rimaste evidenti tracce di questa consistente presenza ebraica. (cf Wikipedia)
La sinagoga dopo l’esodo degli ebrei venne trasformata in una abitazione privata e fu abitata sino alla seconda guerra mondiale. Non è escluso che gli ebrei, prima di abbandonare le nostre contrade, avessero nascosto oggetti che per loro erano sacri. Come la stessa a sei punte.