Si torna a parlare di un decreto per aprire il Casinò di Taormina. Ci provò per la prima volta il 13 agosto del 1947 il deputato indipendentista messinese Rosario Cacopardo che presentò in discussione la mozione con la quale si invitava il presidente della Regione, Giuseppe Alessi, in analogia a quanto aveva fatto il presidente della Regione Valle d’Aosta il 3 aprile del 1946, a disporre un decreto con cui si autorizzava l’apertura di una casa da gioco a Taormina, secondo quanto previsto dal nostro statuto speciale. La mozione Cacopardo non ebbe, però, fortuna: contro si schierò gran parte della Democrazia Cristiana. Alla fine venne votato un emendamento che stravolgeva la proposta Cacopardo, tanto che poi non se ne fece niente. A Saint Vincent, però, il casinò fu aperto e opera ancora oggi. Questo riferimento storico ritorna di attualità perché lunedì all’Ars riprende il dibattito sulla riapertura del casinò di Taormina. Il deputato Rosario Cacopardo era di Savoca dove era nato il 19 giugno del 1903 ed apparteneva ad una famiglia latifondista tra le più agiate della zona. Dopo avere consegutio la laurea in giurisprudenza all’Università di Messina, iniziò l’attività forense nello studio leale dell’avv. Michelangelo Trimarchi (Santa Teresa di Riva, 4 novembre 1916 – Messina, 7 settembre 1984). Michelangelo Trimarchi nel 1946 fu eletto nella Assemblea Costituente e nel 1948 deputato per la Democrazia Cristiana nel Parlamento (collegio di Catania). Vi rimase fino alla fine della legislatura (1953). Tra gli anni cinquanta e sessanta fu sindaco di Messina. L’avv. Cacopardo parallelamente cominciò l’attività politica ed a 39 anni aderì al Movimento Indipendentista Siciliano di Finocchiaro Aprile e svolse un ruolo attivo nella fase di sbarco degli Alleati e nella costituzione del “blocco agrario latifondista”. Nel 1947, raggiunti i vertice del movimento in provincia di Messina, si presentò candidato all’Assemblea Regionale Siciliana dove venne eletto con 8041 preferenze su 27.501 di lista. Restò in carica per tutta la I legislatura dal 1947 al 1951 e divenne amico personale e collaboratore di Giuseppe Alessi, primo presidente dell’Ars. Nel 1948 riuscì ad ottenere la ricosttituzione di comune autonomo di Savoca, dopo che era stato soppresso dal regime fascista nel 1928 per essere accorpato a Santa Teresa di Riva. Nel 1953 si presentò alle Politiche nella lista del Pci per il collegio senatoriale di Messina, ma in occasione del comizio conclusivo della campagna elettorale venne colpito da infarto e morì dopo poche settimane, l’8 luglio. Aveva 50 anni. Rosario Cacopardo aveva un fratello, Paolo, che fu sindaco di Savoca dal 1948 al 1958.