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venerdì, Novembre 22, 2024
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S.Teresa, si chiude una storia che non doveva mai cominciare

SANTA TERESA DI RIVA – La sezione penale della Corte di Appello del Tribunale di Messina ha confermato ieri la piena assoluzione dei nove consiglieri di Santa Teresa di Riva che nel 2003 in seguito ad una denuncia sottoscritta dai componenti della giunta municipale erano stati accusati di interruzione di pubblico servizio e abuso d’ufficio. L’assoluzione in primo grado, il 17 ottobre 2008, era stata impugnata dal pubblico ministero, ed ieri i giudici della Corte di Appello hanno chiuso questa “stagione dei veleni”, respingendo l’impugnazione confermando la sentenza assolutoria di primo grado. Si tratta di Giuseppe Lombardo, 61 anni, Natale Puglisi, 37 anni, Natale Rigano, 50, Onofrio Chillemi !945), 68; Paolo Garufi, 48; Roberto Vincenzo Trimarchi, 63; Massimo Rizzo, 64; Carmelo Miuccio, 48; Jhony Crisafulli, 49. I fatti risalgono al 2003 quanto alle elezioni amministrative vinse Alberto Morabito ma la maggioranza in consiglio toccò alla lista capeggiata da Nino Bartolotta. Nino Bartolotta uscì subito dal processo essendo stato prosciolto dall’accusa di interruzione di pubblico servizio. La denuncia a carico dei consiglieri venne presentata dai componenti della giunta Morabito di allora (Tanino Maggioloti, Angelo Garufi, Lalla Parisi, Angelo Casablanca) perchè il consiglio comunale, con la forza dei numeri di una maggioranza che era di segno opposto di quello della giunta e del sindaco, avrebbe adottato provvedimenti atti a paralizzare la vita amministrativa per arrecare danno alla giunta, e perchè con alcune delibere avrebbero ottenuto un ingiusto vantaggio patrimoniale. Sulle delibere adottate dal consiglio comunale di Santa Teresa di Riva il Tar di Catania, su ricorso della giunta, non aveva concesso la sospensiva per cui i provvedimenti restarono validi fino a quando, dopo 4 mesi dalle elezione, Alberto Morabito si dimise da sindaco, facendo cadere tutta l’amministrazione, consiglio compreso. Il 20 febbraio del 2004 ci fu anche una ispezione disposta dall’assessorato regionale per le autonomie locali che inviò gli ispettori Pietro Fina e Pietro Tramuto, dirigenti del dipartimento regionale delle autonomie locali, dalla quale emersero alcuni comportamenti sanzionabili, poi riportate nei campi di imputazione a conclusione della indagine condotta dal pm Giuseppe Verzera. Mentre il processo in tribunale andava avanti, il comune di Santa Teresa di Riva, costituiva in mora, con atto extragiudiziale, i nove consiglieri e la vice segretaria Santa Irrera, chiedendo l’eventuale risarcimento dei danni, compreso quello economico, per le delibere adottate in quel “caldo” settembre del 2003 – anche se i provvedimenti non diventarono mai operativi – ma che erano state attenzionate dalla procura della Corte dei Conti (che poi assolse i nove consiglieri). Gli imputati nel processo svoltosi ieri ed assolti dalla Corte di Appello del tribunale di Messina( presidente Brigandì, a latere Sagone e Grimaldi, pg Salomone), hanno dimostrato ancora una volta che il loro comportamento era stato suffragato dal rigetto di sospensiva emesso dal Tar di Catania, quindi hanno agito legittimati da quel provvedimento amministrativo. Sono stati difesi dagli avvocati Giuseppe Valentino, Carmelo Scillia, Antonino Scarcella, Pietro Santoro, Carlo Mastroieni, Giovanni Starrantino, Massimo Principato, Massimo Brigandì. Dovrebbe essere questo l’ultimo atto di quella “stagione dei veleni” che caratterizzò gli anni amministrativi tra il 2003 ed il 2005 quando dopo venti anni venne sconfitto Nino Bartolotta da una coalizione eterogenea che poi seppur con varie rimodulazioni, avrebbe amministrato fino al 2012 quando vinse a sorpresa Cateno De Luca che fece piazza pulita della vecchia nomenclatura che nel frattempo si era divisa in almeno quattro tronconi tanto che il sindaco eletto nel 2004, Carlo Lo Schiavo, venne sfiduciato dalla sua stessa maggioranza capeggiata da Alberto Morabito che alle successive elezioni riconquistò la poltrona di sindaco, dopo quelle ancora oggi inspiegabili dimissioni, quattro mesi le vittoriose elezioni del 2003.

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