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“Smisto usato” il comune di Roccalumera chiede i locali, ma la titolare non se ne va. E’ polemica.

Roccalumera – Proprio al piano terra del palazzo municipale, sulla centrale via Umberto I, da alcuni anni opera una associazione che gestisce questo grande locale per il recupero di indumenti, vestiti, scarpe ed altro e che poi regolarmente smista ai più poveri, agli emarginati, stranieri privi di lavoro e disoccupati. Si chiama lo “Smista Usato” ed è gestito dall’associazione no profit “E Berta filava” di cui è responsabile la signora Teresa Brancato. Adesso è sorto un contenzioso perché il comune rivuole i locali, concessi in comodato d’uso dalla passata amministrazione, mentre dall’altro lato la signora Brancato non intende lasciare il piano terra del comune, e quindi non vuole andare via, anche perché non sa dove spostare tutta questa merce in giacenza. Nella lettera del primo cittadino Gaetano Argiroffi si evince la “necessità – scrive il sindaco – di utilizzare i locali in argomento per l’espletamento dei compiti istituzionali e gestionali, quali deposito atti, archivio, ecc.” In base a queste esigenze connesse all’attività amministrativa, all’associazione “E Berta filava” è stato concesso un mese di tempo per lasciare lo stabile. Ma in questi pochi giorni non sarà facile reperire nuovi locali (pagarli di tasca propria) e trasferire tutto il materiale in giacenza, per cui sicuramente si passerà alla carta bollata, con aggravio della situazione. Allo “Smista usato” di Roccalumera si trova di tutto. Materassi, lettini, passeggini e culle per i bambini; vestiti, camicie, scarpe e cravatte per gli anziani; gonne, camicette e cappotti per le donne; jeans e giubbotti per i giovani. Tutto gratis. Chi sta bene e deve rifarsi il guardaroba invece di buttare via l’usato lo porta in questi locali, dove viene catalogato e sistemato. Poi la sera viene ceduto a chi ne fa richiesta. Nel locale operano, oltre la Brancato, delle volontarie, pronte a dare una mano a chi ha veramente di bisogno. “Nel contesto della povertà che da un paio di anni sta attanagliando quasi tutte le famiglie – ha dichiarato Teresa Brancato – lo Smista Usato è diventato un punto di riferimento. E non solo per gli extracomunitari ma anche per tanti cittadini del posto che sopravvivono a stenti. Abbiamo smaltito tonnellate di vestiti, mobili, giocattoli e oggettistica di ogni genere. Ed ancora sedie a rotelle e pannolini. Ho visto gente entrare triste nel locale ed uscire con il sorriso smagliante e le mani piene di indumenti vari”. Sicuramente il locale non verrà chiuso, anche perché quotidianamente punto di riferimento per tante povere famiglie, ma trasferito in altra sede. Che potrebbe donare qualche benefattore o che dovrebbe pagare (l’affitto) il comune. Tra l’altro, il piano terra del comune, dove viene gestito attualmente lo “Smista Usato”, è anche pericolante (dal balcone cadono calcinacci), fatiscente e privo delle norme di sicurezza. Inoltre non ha i servizi igienici e manca di portone d’ingresso (viene chiuso con una saracinesca). Tutto questo per dire che il locale ha bisogno di interventi urgenti e di lavori di ripristino, per cui deve essere lasciato libero. Ma Teresa Brancato, titolare dell’associano “E Berta filava” non molla: “Io da qui non me ne vado” ha dichiarato a voce alta.

Su questo argomento abbiamo ricevuto una lettera da Luca V. di Furci. Eccola: “Mi è piaciuto l’articolo per lo smista usato di Roccalumera. Ma mi pongo delle domande se lo smistausato è no profit che fine fanno i soldi della vendita dato che non li compra. Inoltre chi và a comprare e non gli piace nulla, perchè deve lasciare obbligatoriamente un’offerta di 1 euro e più. Inoltre se è un’associazione come ne esistono tantissime a Roccalumera, non ha delle sovvenzioni? Se puoi delucidarmi ti sarò grato”.

Sono fatti che sconosco, sicuramente sarà la signora Teresa a darti la risposta. Grazie

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