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Santa Teresa di Riva
sabato, Novembre 23, 2024
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Disputa per la titolarità di una cappella nel cimitero centro di S.Teresa.

SANTA TERESA DI RIVA – Carte false per la titolarità di una cappella gentilizia nel cimitero di Santa Teresa di Riva. La singolare disputa è già passata attraverso due gradi di giudizio con la condanna della presunta “usurpatrice” ed ora è davanti al Tar di Catania perché il comune di Santa Teresa di Riva avrebbe disatteso la sentenza del tribunale penale di condanna della “usurpatrice” che verosimilmente, stando alle carte prodotte dal presunto “titolare”, non aveva titolo per impossessarsi della cappella e per la conseguente concessione edilizia che ha portato alla esumazione di sei salme e alla demolizione della cappella in questione per fare posto ad una nuova. La giunta ha autorizzato il sindaco a costituirsi nel ricorso davanti al Tar nominando difensore di fiducia l’avv. Cecilia Nicita di Santa Teresa di Riva. La vicenda è nata nel 2000 quando la presunta “usurpatrice” con una dichiarazione di atto notorio in cui affermava che nella cappella erano sepolti propri ascendenti, otteneva dal comune la concessione cimiteriale e la concessione edilizia per la demolizione e ricostruzione. Il “titolare” (la perizia d’ufficio accertò che nella cappella – la cui concessione risale al 1898, erano sepolti il bisnonno, il padre, tre fratelli del nonno e due zii dello stesso ricorrente) presentò denuncia querela e la causa venne in udienza nel 2007: l’usurpatrice venne condannata a 2 mesi di reclusione ed al risarcimento del danno in favore della parte civile. In appello, nel 2011, i giudici disattesero la richiesta di assoluzione, ma l’usurpatrice venne prosciolta per intervenuta prescrizione, è venne, però, confermato il risarcimento alla parte civile. La sentenza divenne definitiva a maggio 2012. Il ricorrente chiese al comune di Santa Teresa la revoca in autotutela della concessione cimiteriale e della concessione edilizia rilasciata alla usurpatrice, il comune nell’ottobre del 2012 rigettò tale richiesta. Da qui il ricorso al Tar.

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