Pagliara “C’è poco da ridere e c’è poco da applaudire. Con tutti questi debiti al comune che ci hanno lasciato gli amministratori della passata amministrazione non ci resta che pregare Iddio o tentare una forte vincita al superenalotto”. Lo ha dichiarato il sindaco di Pagliara, geom. Mimmo Prestipino, durante il suo comizio in piazza per ricordare i primi cento giorni della sua amministrazione. C’era poca gente e un’aria fresca e pungente, ma Prestipino non si è scomposto più di tanto nell’attaccare la passata amministrazione Di Bella, rea, a suo dire, di aver tentato di mandare il comune in dissesto. Difatti l’approvazione del bilancio di previsione è stato un po’ difficile ed articolato, visto che non c’era disponibilità economica per far quadrare lo strumento contabile. Mandare il comune in dissesto vuol dire mandare una parte degli impiegati a casa (o trasferirli) vuol dire dimezzare i vigili urbani, vuol dire aggravare di tasse per cinque anni tutto il popolo di Pagliara. Per fortuna la bravura, l’intelligenza e la preparazione tecnica del sindaco hanno evitato il tracollo. E di questo sicuramente il popolo gliene sarà grato. Poi l’attacco sferzante all’ex sindaco Santino Di Bella che non gli avrebbe lasciato 450 mila di avanzo contabile, bensì un milione di debiti (due miliardi delle vecchie lire). Ed ha fatto i conti Prestipino: 350 mila euro all’Ato, 550 mila per l’esproprio e poi altri cento mila di debiti maturati negli anni e mai pagati. Qualche esempio: (Sagra del pane caldo a Locadi, carburante per auto, interessi legali, informatica, manutenzione fotocopiatrice, bollo dei mezzi del comune non pagati, sagra del dolce, 360 euro per coppe non pagate per un convegno organizzato dalla prof. Scarcella (aveva preso impegno un assessore). “Uno scempio di denaro dell’ex sindaco Di Bella, ha detto Prestipino, per cui stendiamo un velo pietoso sulla sua gestione e riprendiamo il nostro cammino”. Il sindaco di Pagliara ricorderà che anche quando è stato lui sindaco, ed è dovuto andare via dal palazzo municipale, avrà lasciato qualche cosa da pagare. Come succede in tutti i comune dove finisce una amministrazione e ne subentra un’altra. Perché a volte le fatture o le richieste di pagamento avvengono dopo tre, quattro mesi, ed anche dopo un anno; per cui a pagarne le spese saranno gli amministratori che subentrano al comune. Ripetiamo, sono cose che succedono in tutti i comuni, per cui ci è sembrato poco simpatico che il sindaco abbia scandito in tono altisonante in piazza, durante un comizio e davanti a tutti, i nomi delle ditte che devono ricevere 80, cento o 200 euro dal comune. L’elettorato si conquista non attaccando di continuo, e di brutto, il nemico, ma prospettando le soluzioni adeguate per risolvere il conflitto. Che dire? Forse ha ragione Prestipino quando afferma: “stendiamo un velo pietoso”?