Era il 27 Luglio 1922 quando a Messina, nel quartiere lombardo, zona di via Brescia, vedeva la luce Adolfo Celi, uno dei più grandi interpreti italiani del grande e piccolo schermo. Figlio di un prefetto, dopo avere conseguito la maturità classica, si iscrisse all’Accademia d’arte drammatica di Roma nel 1941 e si trovò a studiare e a lavorare con compagni del calibro di Vittorio Gassman, Luciano Salce e Luciano Squarzina. Spiritoso, divertente, avventuroso, ma uomo di grande cultura debuttò nel 1946 in un film di Luigi Zampa dal titolo “Un Americano in Vacanza”. In carriera collezionò ben 89 film per il cinema e 14 partecipazioni televisive, fra le quali “Sandokan” nel ruolo del cattivo Lord James Brook, “Joe Petrosino” e “L’Amaro Caso della Baronessa di Carini” (Don Mariano D’Agrò). Indimenticabili le sue performances nel ruolo del Professor Sassaroli in “Amici Miei” e “Amici Miei Atto II”, nel Presidente del Tribunale in “Febbre da Cavallo”, in Emilio Largo (Spectre) in Agente 007 Thunderball-Operazione Tuono, l’Ispettore Capo in “Cafè Express” o Re Boemondo in “Brancaleone alle Crociate”. Ha interpretato in carriera il malvagio, il vescovo, il sergente americano, l’antagonista di James Bond, il chirurgo e il governatore inglese. Tante volte lo abbiamo visto morire perché nei film spesso faceva la parte del cattivo ma altrettante volte ci ha fatto sorridere e amare la vita. Nel 2006 un documentario dal titolo “Adolfo Celi: un uomo per due mondi” a cura del figlio Leonardo, ci ricorda come Adolfo Celi oltre ad essere stato un grande attore fu anche un raffinato regista. Ma per “due mondi”, parafrasando quanto in passato fu coniato per Giuseppe Garibaldi, si vuole intendere anche che l’attore messinese visse per ben quindici anni in Brasile ove fondò il Teatro Brasileiro de Comédia e la casa di produzione cinematografica “Vera Cruz”. In America del Sud portò sulle scene Pirandello, Goldoni, Shakespeare, Sartre e ivi diede avvio al teatro moderno. Da regista firmò due film, inediti in Italia “Tico-Tico no Fubà” (1952) e “Caicara” (1950). Morì improvvisamente all’età di 63 anni il 19 Febbraio 1986, colpito da una crisi cardiaca poche ore prima del suo debutto in teatro ne “I Misteri di Pietroburgo” di Feodor Dostoevskij, e la Gazzetta del Sud nel darne la notizia titolò “Un cattivo che non è mai stato antipatico”, facendo chiaramente riferimento ai due ruoli di cattivo (quello in Sandokan e quello in Thunderball) più rinomati. Ma la sua fu una carriera variegata in cui emerse il suo eclettismo, essendosi districato nel teatro agli inizi di carriera, poi in pieno neorealismo nel cinema italiano, per proseguire nella lunga parentesi brasiliana da autore a tutto tondo, per poi tornare da protagonista al cinema e in televisione. Così come la città di Roma anche Messina, che gli diede i natali, gli ha intitolato una strada, nella zona Sud, nei pressi del nuovo Stadio di calcio “San Filippo”.