ANTILLO – Il fratello di un detenuto di Antillo, deceduto due giorni dopo il ricovero all’ospedale civico di Palermo ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Messina perché vengano effettuate le indagini per “verificare le effettive cause del decesso” e se c’è stata negligenza nelle cure. V.L.C., 34 anni, era stato arrestato il 9 luglio 2010 dai carabinieri di Antillo su ordine del gip del tribunale di Messina, Maria Vermiglio, e tradotto presso la casa circondariale di Gazzi. A suo carico una accusa molto grave: violenza sessuale su un minore. L’uomo si è sempre dichiarato innocente e vittima di un complotto ordito ai suoi danni da una banda di ragazzini. Un anno dopo, 8 giugno, il bracciante veniva trasferito da Gazzi al Pagliarelli di Palerno, il 21 il direttore comunicava al difensore di fiducia, av. Claudio Bongiorno, che il suo assistito era stato ricoverato presso il reparto di rianimazione dell’ospedale civico di Palermo, con prognosi riservata. Alle ore 23 di giorno 27 l’uomo decedeva senza che sia trapelata alcuna notizia sulle effettive cause della morte. A Gazzi il 31 maggio l’uomo riferiva al suo legale “che da parecchi giorni non si sentiva bene, che soffriva di tosse, perdite di sangue dalle narici, brividi di freddo, e che le sue richiestedi ricevere cure appropriate erano rimaste senza esito”. Il 1. Giugno veniva sottoposto a visita medica e curato, ma il 7 giugno telefonata al suo avvocato dicendogli che le sue condizioni di salute erano peggiorate. Il giorno dopo V.L.C. veniva trasferito da Gazzi a Palermo. Gli interrogativi che si pongono il legale ed il fratello, esplicitati nel loro esposto alla procura, necessitano di una risposta: “perché trasferire in maniera frettolosa VLC, che era un malato grave, da un carcere all’altro distanti 300 km? E perché le sue richieste di essere ricoverato in ospedale non sono state ascoltate? Perché le cure mediche presso il carcere di Gazzi gli sono state somministrate con notevole ritardo?” Il detenuto durante la sua permanenza a Gazzi aveva inviato al suo legale due lettere, una da Messina datata 30 maggio e l’altra dall’ospedale di Palermo, datata 13 giugno, “nelle quali – riferisce l’avv. Bongiorno – scriveva di maltrattamenti non meglio specificati e noncuranza da parte dell’istituzione carceraria, anche sotto il profilo delle cure mediche tardivamente concesse”. Sarà l’indagine della Procura ad accertare come effettivamente sono andate le cose.
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