Messina – Il grande teatro di Molière, quello che unisce prosa, canto e danza, torna sul palcoscenico del Vittorio Emanuele con “Il borghese gentiluomo”, interpretato da Massimo Venturiello (anche regista) e Tosca, in scena 18 al 22 gennaio. Gli altri interpreti sono Camillo Grassi, Franco Silvestri, Elena Jadore Braschi, Dario Ciotoli, Elisa Smerilli, Mimmo Padrone. Gennaro Cuomo e Francesca Colapietro. Scele di Alessandro Chiti, costumi di Santuzza Calì, musiche di Germano Mazzocchetti, coreografie di Fabrizio Angelini. Con questo testo, nel 1670 Molière creò una novità assoluta, non è facile infatti trovare la giusta definizione per questo indiscusso capolavoro che, riduttivamente, viene definito una comédie-ballet. L’estrema libertà con cui l’autore tratta la vicenda, i toni farseschi, satireggianti, gli elementi fiabeschi, onirici, la prosa densa di ritmo, la tessitura musicale scritta da Jean-Baptiste Lully, la coreografia dei balletti, il tutto, è teso a una teatralità assoluta di grande effetto comico. La trama è molto semplice: un ricco borghese sogna di diventare nobile, lo desidera con tutte le sue forze, lo pretende con un’esaltazione fuori dal comune. Intorno a lui ruota un’umanità di adulatori e di scrocconi, un’umanità priva di autentiche qualità, che si nutre di “senso comune”, che ovviamente lo raggira e asseconda la sua follia, pur di ottenerne un guadagno. A questi si contrappone la moglie del protagonista, tutta senso pratico e concretezza, che cerca in ogni modo di farlo rinsavire. Di fronte all’ ennesimo rifiuto del “borghese” di dare in sposa sua figlia al ragazzo che ama, perché privo di nobili natali, tutti d’accordo gli giocano la beffa finale attraverso la famosa “Cerimonia Turca” e anche la moglie che, pur criticandolo aspramente ha fino ad allora cercato di proteggerlo, gli si schiera contro lasciandolo definitivamente solo, nella sua folle utopia. “La nostra lettura di questo grande classico del teatro internazionale – spiega Venturiello – non intende tradire in alcun modo le intenzioni dell’autore, ma al contrario approfondirle, rispettando anzitutto quello spirito di libertà che anima l’intera opera. Non ci saranno pertanto limiti geografici e temporali e l’azione si collocherà in una atmosfera visionaria che avrà un sapore napoletano-parigino, con tutto quello che ne consegue, dalla lingua parlata alla musica. In particolare le musiche originali di Germano Mazzocchetti, andranno in questa direzione e accresceranno l’ironia insita in tutto il lavoro, ricercando arrangiamenti e sonorità che spazieranno dal rinascimento alla sceneggiata napoletana”. “I brani cantati, alcuni dei quali già previsti dall’autore e le coreografie di Fabrizio Angelini – scrive ancora Venturiello – contribuiranno a ‘mostrare’ la vicenda di questo ‘borghese’ accentuandone con sottile sarcasmo, la miseria ideologica. Pur essendo la musica e la danza protagoniste assolute, non credo però che sia corretto accostare questo allestimento a generi teatrali come il musical o la commedia musicale. Senz’altro ci saranno momenti che li ricorderanno, ma all’interno di una varietà stilistica che è la peculiarità di questa originalissima opera di Moliere-Lully”. L’attore-regista sottolinea anche l’attualità di questo testo: “Non è forse a noi molto vicino questo ‘borghese’, con la sua necessità di adeguarsi al gusto dominante, che nega le sue origini, i suoi valori e che è pronto a trasformarsi in ‘altro da sé e a modificare persino la sua immagine fisica? Non è forse una malattia del nostro tempo quella di inseguire patologicamente un ideale fisico e psichico imposto dai nostri media? Non siamo forse circondati da eterni giovani, da bellezze siliconate, da rampanti pronti a tutto?”.