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martedì, Ottobre 22, 2024
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Furci, una via intitolata al sacerdote Francesco Donsì. Commenti e critiche.

Furci Siculo – L’intitolazione della via ex Torino, proprio in faccia alla chiesa Madonna del Rosario, a padre Francesco Donsì ha avuto un significato religioso, politico e sociale. Vi raccontiamo la cronaca e nel corso della stesura elenchiamo le nostre impressioni. Intanto c’è stata una organizzazione perfetta, curata dal un lato da mons. Giò Tavilla titolare della parrocchia e dall’altro lato dal comune, con in testa il sindaco Bruno Parisi e l’assessore Carmelo Freni. E’ stata una cerimonia curata nei minimi particolari, iniziata con una proiezione sulla vita e sull’opera di padre Donsì, da quando ha inaugurato l’acquedotto comunale, le scuole e il cimitero a quando ha dato vita all’Oasi S.Antonio. E qui apriamo una parentesi. Padre Donsì, lo ricordano in tanti, aveva ideato e istituito l’Oasi per dare aiuto e assistenza soprattutto a che ne avesse bisogno, e cioè ai poveri, ai pescatori agli emarginati. Vale a dire con una pensione minima (allora di 700 mila lire, adesso di 500 euro) il cittadino di Furci aveva diritto di essere ospitato nell’Oasi. Oggi quel progetto voluto dal reverendo è stato sconvolto e rifatto a proprio piacimento. L’Oasi è diventata una Casa albergo per benestanti, e chi non dispone di una pensione di circa 1200 euro forse non potrà mettere piede in questa moderna struttura. E tutti sanno che con i tempi che corrono difficilmente troviamo a Furci un pescatore che percepisce una pensione di questa portata. Che dire? La Casa albergo non è più per i cittadini di Furci poveri, per cui il testamento di padre Donsì è stato sconvolto. Possibile che nessuno riesce a ridare continuità alla volontà del parroco? La cerimonia per l’intitolazione della via a padre Francesco Donsì è poi proseguita con un dibattito in chiesa, curato dal giornalista Carmelo Caspanello e successivamente con la santa messa officiata da mons. Francesco Sgalambro. Chiesa gremita come non mai. Da un lato il sindaco Bruno Parisi, con gli assessori e il maresciallo dei carabinieri Maurizio La Monica e dall’altro lato l’ex sindaco Sebastiano Foti, Mario Balletta e il consigliere provinciale Matteo Francilia. La scena più intrigante è stata quando mons. Sgalambro dall’altare ha invitato i fedeli “scambiatevi un segno di pace”. E tutti a stringersi la mano. Poteva essere il momento ideale per fare “pace” tra Parisi e Foti ed invece si sono ignorati, non si sono guardati, né si sono dati la mano. Solo il vice sindaco Nina Foti, a cui va la gratitudine degli astanti, si è spostata dall’altro lato della fila per stringere la mano a tutti. Poi i fedeli e le autorità religiose, civili e militari si sono recati nell’ex via Torino per scoprire la targa. Hanno parlato Nina Foti, Matteo Francilia, Giò Tavilla e il sindaco Bruno Parisi. E qui apriamo un’altra parentesi anche perché il sindaco è stato critico nel ricordare che la domanda per intitolare una via a padre Francesco Donsì era stata fatta dal rev. Sinitò nel 2005 (quand’era sindaco Foti, che era lì ad ascoltare), però questa amministrazione, su sollecitazione di mons. Tavilla, è riuscita a dare seguito alla richiesta. Infine mons. Francesco Sgalambro ha scoperto la lapide tra gli applausi festanti dei presenti. Per concludere resta da dire che è stata una giornata di festa nel ricordo di padre Donsì, un uomo buono, un saggio, un missionario, un uomo di Dio che ha speso quarant’anni della sua vita sacerdotale per inculcare tra la gente amore e perdono. Ma non tutti lo hanno ascoltato.

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