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Forza D’Agrò, Autovelox taroccati, comune parte lesa

“In questa brutta faccenda il mio comune è parte lesa”, lo dice il sindaco di Forza D’Agrò, Fabio Di Cara, ma è il pensiero degli altri sindaci dei 146 comuni coinvolti in questa indagine della Guardia di Finanza di Brescia sugli autovelox taroccati che ha visto denunciate in tutta Italia 558 persone, di cui 367 dipendenti comunali o funzionari pubblici compiacenti, ora nei guai per truffa aggravata, turbativa d’asta e corruzione. In provincia di Messina l’indagine della Guardia di Finanza di Brescia vede nel mirino i comuni di Forza D’Agrò, Letojanni e Itala sulla costa ionica e Brolo, Santo Stefano di Camastra e Torrenova sulla tirrenica. A Forza D’Agrò l’appalto per l’autovelox, che era stato installato sulla ss 114 nella frazione Fondaco Parrino, venne dato in appalto nel 2005 e non rinnovato nel 2006. A verificare gli atti sia a Forza D’Agrò che a Letojanni erano stati gli uomini della Guardia di Finanza di Taormina. Si chiama ’512’ questa operazione su un giro di autovelox taroccati e utilizzati in molte regioni italiane. Le indagini, che riguardano solo gli appalti, sono state condotte dalla tenenza di Desenzano del Garda sono state svolte parallelamente a un’altra inchiesta, della Guardia di Finanza di Sala Consilina (Salerno), anch’essa riguardante un uomo di 60 anni, originario del mantovano, ma residente a Desenzano del Garda. Entrambe le indagini hanno consentito di appurare secondo quanto è stato spiegato che l’uomo, attraverso una cinquantina di autovelox, dei quali solo due omologati, è riuscito ad ottenere appalti con le amministrazioni comunali, attraverso finte gare a cui partecipavano solo ditte a lui riconducibili. In altri casi l’indagato bresciano offriva servizi aggiuntivi, quali il videoterminalista incaricato d’occuparsi dell’autovelox. Dalle indagini è inoltre emerso che l’uomo prendeva una percentuale sulle multe. In alcuni casi l’ autovelox è risultato taroccato in modo da registrare una velocità superiore del 15% rispetto a quella reale. Il Codacons ha chiesto un intervento del governo «tramite i ministeri competenti». «Molti consumatori, infatti, non sapendo che le multe erano illegali e le apparecchiature truccate hanno pagato le multe e ora non possono più presentare ricorso né al Prefetto né al Giudice di pace, sia perché sono passati i 60 giorni dalla notifica sia perché gli articoli 203 e 204 bis del Codice della Strada stabiliscono che si possa impugnare la multa “qualora non sia stato effettuato il pagamento in misura ridotta”». Per questo il governo, nel caso siano già trascorsi i 60 giorni per presentare ricorso, «deve intervenire affinché siano restituiti sia i punti della patente ingiustamente decurtati sia i proventi delle sanzioni indebitamente incassati dagli enti coinvolti nell’inchiesta», ha chiesto il Codacons.

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