S.Teresa di Riva – Incidente mortale al chilometro 25 dell’autostrada Messina Catania, poco prima del viadotto Porto Salvo. Giovanni Nicosia, un 42 anni di Catania è stato travolto da un’auto in corsa mentre era al volante del suo Vespone. Nel violento impatto il Nicosia è stato scaraventato nel burrone sottostante, mentre la macchina ed il Vespone hanno preso fuoco. Il giovane che si trovava alla guida della Fiat Uno, Carmelo Leotta 29 anni di Catania, è riuscito a mettersi in salvo, mentre per il 42 enne non c’è stato nulla da fare. Complessa la dinamica dell’incidente, al vaglio degli uomini della Polizia Stradale di Giardini Naxos, giunti tempestivamente sul posto. Si è potuto stabilire, però, che il Nicosia stava marciando col suo Vespone lungo la corsia di emergenza e quando ha pensato di rimettersi in carreggiata è stato tamponato dalla Fiat Uno. Un impatto violento. Il 42enne catanese è stato sbalzato dal motociclo e sbattuto contro il guard rail; da qui, dopo un volo di venti metri, è piombato nel burrone sottostante, andando a finire sopra un ammasso di cespugli (nella zona retrostante la concessionaria Scevacar, in via Savoca). Nessuno però si è accorto di niente. Per cui quando sono arrivati i vigili del fuoco per spegnere le fiamme e i medici del 118 per dare aiuto e soccorso ai feriti, del 42enne nessuna traccia. Si pensava che fosse finito sotto la macchina, ma poi accurate ricerche hanno consentito ad un poliziotto della Stradale di avvistare il corpo di Nicosia nella scarpata sottostante, sopra un cespuglio di rovi. Ma quando sono giunti i medici del 118 (da Letojanni), il cuore del catanese non batteva più. Per l’investitore solo escoriazioni alle gambe e alle braccia. I due mezzi, come dicevamo, sono andati in fumo, sebbene i vigili del fuoco del distaccamento di Roccalumera abbiano fatto di tutto per circoscrivere le fiamme. A margine di questa tragedia, un episodio che fa riflettere. Nella Fiat Uno bruciata c’erano delle valige, contenenti dei capi firmati di due ragazze, che stavano andando in vacanza insieme ad altri amici, compreso Carmelo Leotta. Le donne viaggiavano su un’altra macchina e quando hanno saputo che i loro vestiti sono andati in fumo si sono messi a piangere a diritto: non per il morto che giaceva in fondo al burrone, ma per i loro vestiti bruciati.