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“Nel prossimo biennio grande chance per il turismo della riviera, ma bisogna fare presto”. Intervista con la direttrice di ‘L’Agenzia di Viaggi Magazine’

Abbiamo parlato delle potenzialità della riviera Jonica con Roberta Rianna, direttrice de “L’Agenzia di Viaggi Magazine”. Frequenta da anni i paesi del comprensorio. Turismo per famiglie, per gli sportivi (padel e surf), street food, fiere internazionali: spunti e riflessioni per proiettare l’offerta turistica nel panorama nazionale

Direttrice di ‘L’Agenzia di Viaggi Magazine’, rivista cartacea e giornale online tra i più importanti e influenti nel settore, Roberta Rianna è da anni una frequentatrice appassionata dei paesi della riviera jonica. Originaria di Amalfi, vive e lavora a Roma. L’abbiamo contattata per avviare con lei, da una prospettiva privilegiata per la sua formazione ed esperienza personale, una riflessione sull’offerta e sul panorama turistico della costa jonica. Un confronto che ha fornito degli spunti molto interessanti.

Lei ha trascorso la prima vacanza nel nostro litorale otto anni fa. Come è cambiata la riviera jonica in questo periodo?

«Credo che, in Sicilia, la Riviera Jonica rappresenti un’eccellenza in termini di sostenibilità e di rispetto del territorio, tanto da meritarsi nel 2023 ben quattro Bandiere Blu. Negli ultimi otto anni ho visto i vari Comuni evolversi in tal senso: penso alla raccolta differenziata, che in questi luoghi è portata avanti con estrema serietà. E nel tempo è cresciuta anche la sensibilità ambientalista della comunità locale, che trasmette ai visitatori valori ormai propri. Ho un ricordo recente: la mattina di Ferragosto, dopo la notte di festa in spiaggia, squadre di netturbini – e finanche alcuni sindaci – erano al lavoro sin dall’alba per bonificare i litorali, restituendoli ai vacanzieri più puliti di prima. Alcuni paesi, come Furci Siculo, hanno anche potenziato l’offerta sportiva. Faccio un esempio: i numerosi campi da padel realizzati negli ultimi tempi, sport molto in voga che – se fosse ben promosso – risponderebbe a una certa domanda di turismo attivo. Ma se alcuni passi avanti sono stati compiuti, altri assolutamente no. L’offerta alberghiera ad esempio è rimasta carente, in taluni casi addirittura assente: per chilometri, e in interi paesi, mancano veri e propri hotel. Potenziare questo aspetto, sempre nel rispetto del territorio, sarebbe il primo passo per attrarre maggiori flussi e distribuirli più equamente tra le varie località. Altro tasto a mio parere ancora dolente: l’impiego smodato delle automobili nei periodi di picco estivo, con conseguente traffico sulla strada statale e lungo il litorale. Non credo che in questi anni sia stato implementato il trasporto pubblico, aspetto questo su cui sarebbe saggio intervenire al più presto. Oltre alle opzioni dei bus e del treno, si potrebbe valutare anche l’introduzione di una rete di traghetti che connettano le varie località sul modello della Costiera amalfitana».

Quali sono secondo lei, sul piano turistico, le potenzialità e i limiti?

«Il potenziale numero uno resta senza dubbio il mare: cristallino e placido come una piscina nei giorni di bonaccia. Il mondo intero conosce Taormina, ma in pochi sanno che – pochi chilometri più avanti – a ridosso del capo Sant’Alessio e oltre, lo specchio d’acqua è di una bellezza abbacinante. A uno sguardo esterno, mi creda, è inspiegabile come un mare tanto incantevole non venga valorizzato al massimo a fini turistici e resti facile preda dei viaggiatori “mordi e fuggi” che notoriamente non portano né ricchezza, né qualità. Il limite, dunque, è una certa inerzia: è come avere una Ferrari e farla viaggiare a 20 km/h. Il turismo balneare è favorito sulla carta anche dalla notevole ampiezza delle spiagge. Attrezzarle maggiormente, senza rinunciare a tratti di verginità, potrebbe incoraggiare il turismo delle famiglie, che notoriamente genera un importante indotto. Si potrebbe anche pensare a un “family beach club” con attività ad hoc per i bambini. Le potenzialità sono enormi anche sul fronte dell’enogastronomia: sulla Riviera Jonica si mangia benissimo e ne danno dimostrazione quasi tutti i ristoranti della zona. Ma vale la pena ricordare che siamo in Sicilia, regina mondiale dello street food. Su questo fronte si potrebbe fare di più: per un turista procurarsi un’arancina o una cipollina catanese è a volte una caccia al tesoro. Da non credere. Sarebbe anche attraente un festival dello street food, magari proprio nel mese di agosto, a completamento della già ricca offerta di eventi serali. La Riviera Jonica è dotata di spazi talmente ampi da poter organizzare comodamente qualunque iniziativa».

Per passione e per lavoro lei ha girato tante località balneari. Ci sono i presupposti perché la riviera jonica diventi una meta turistica up level?

«Il turista altospendente, così come il Vip, secondo me continuerà a scegliere Taormina o in alternativa gli hotel d’alta gamma situati fuori dai contesti urbani. In tal senso la Riviera Jonica può essere un buen retiro. Ma in generale, quello a cui bisogna puntare secondo me è la conquista di una classe media meno di prossimità, anche internazionale. La “solita” Italia, in questa stagione di inflazione e rincari, ha tradito una certa fascia di viaggiatori che ora è alla ricerca di valide alternative per le prossime vacanze. Alì Terme, Furci, Roccalumera, Santa Teresa, Sant’Alessio, con il loro ottimale rapporto prezzo-qualità, avranno nel 2024 e nel 2025 una grande chance. Bisogna seminare oggi per raccogliere i frutti domani».

Come si potrebbe sfruttare il brand Taormina?

«Tempo fa con un collega proprio della Gazzetta Jonica si fantasticava sulla creazione del marchio OltreTaormina, un brand-ombrello per i paesi della Riviera Jonica, utile a promuovere questo tratto di costa sfruttando le seduzioni della meta capofila. Perché non provarci? Ottima l’idea lanciata da questa testata di un tavolo tra sindaci e stakeholder locali per attivare una promozione congiunta. Certo, bisogna far presto. Occasioni da non perdere sono le fiere turistiche internazionali: penso alla Bit, a febbraio di Milano; ma ancor prima il Wtm a novembre a Londra e Fitur a gennaio a Madrid. Agganciandosi al carro della Regione Sicilia, che a sua volta si promuove con l’Enit, si potranno compiere già quest’anno i primi passi in termini di visibilità».

Per le sue caratteristiche, la riviera jonica in cosa potrebbe differenziarsi come offerta turistica?

«Io punterei senza dubbio sul turismo attivo e sportivo. Prima ho citato il padel, ma è il mare che offre le più grandi opportunità. Il cosiddetto “vento di Canale”, che sferza queste coste talvolta infastidendo i bagnanti, è in realtà una manna per surfisti e velisti. Allora perché non sfruttarlo proponendo queste località come mete per praticare surf, windsurf e via dicendo? Si tratta di un circuito alternativo, “cool” e piuttosto ricco. Il turismo outdoor, poi, potrebbe trarre beneficio dalla messa in rete dei vari sentieri e circuiti verdi tra Savoca, Limina e Fiumedinisi, ma anche oltre. Un’offerta che si completerebbe con la proposta di luoghi iconici come le Gole dell’Alcantara e l’immancabile Etna. A livello nazionale tiene banco, anche nel post Covid, il tema dell’overtourism in località come Taormina. Ebbene, la soluzione sta proprio in questo: decongestionare le mete principali con proposte alternative, appetibili anche in bassa stagione. In tal senso – e con gli incentivi giusti all’imprenditoria – la Riviera Jonica potrà trarre finalmente opportuna ricchezza dal turismo, capitalizzando anche l’assegnazione delle prestigiose Bandiere Blu».

(Leggi anche: Taormina e bandiere blu ma il turismo non decolla. Serve un’iniziativa comune di sindaci e categorie. Se non ora quando? Editoriale)

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