Roma, 12 nov. (askanews) – Dopo quello “Scholz è un cretino” di pochi giorni fa, Elon Musk torna a occuparsi di Europa e questa volta, in particolare, di Italia. Imbarazzando Giorgia Meloni e il governo, ma non Matteo Salvini, che non perde l’occasione per mostrarsi il leader più vicino all’amministrazione Trump.
Meloni, che subito dopo l’elezione di Trump aveva chiamato l’”amico” Musk, destinato ad avere un ruolo rilevante nella nuova amministrazione, non commenta. “Piaccia o non piaccia, Musk è un cittadino. Famoso, ricco ma ad oggi è un cittadino”, cerca di minimizzare il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti. Ma certamente – sottolinea una fonte di governo – l’attivismo del fondatore di Tesla crea qualche imbarazzo, come testimonia anche Maurizio Lupi (Noi Moderati) che giudica le sue parole “inopportune” perchè “alimentano uno scontro con la magistratura che il centrodestra non vuole”. Da parte sua l’opposizione va all’attacco. Di “un’intollerabile ingerenza” parla il Dem Andrea Casu, che chiede “un intervento della presidente Meloni per dire se è dalla parte della sovranità nazionale e dell’autonomia degli organi giudiziari o se accetta in silenzio quelle parole”. Riccardo Magi, di +Europa, si chiede “se i patrioti Meloni e Salvini difenderanno la sovranità italiana dalle ingerenze del miliardario americano”, mentre Angelo Bonelli (Avs) auspica che Meloni “condanni” le parole di Musk, che vuole “costruire un’autocrazia tecnologica grazie al suo impero economico per fare a meno della democrazia”.
La premier è poi partita per Baku, dove domani interverrà alla Cop29. In volo ha avuto anche aggiornamenti sul “big tuesday” – la giornata delle audizioni dei commissari europei designati – che si è conclusa con un “congelamento” di tutti e sei i candidati, compreso Raffaele Fitto. Il ministro italiano si è presentato questa mattina di fronte alla commissione Affari regionali dell’Europarlamento, consapevole di dover affrontare i pesanti dubbi di Socialisti, Verdi e liberali di Renew, che non hanno apprezzato la decisione di Ursula von der Leyen di affidare una presidenza esecutiva a un membro dei Conservatori di Ecr, ‘famiglia’ che sta fuori dalla maggioranza che ha dato il via libera al bis della politica tedesca. Per questo Fitto, tra le altre cose, ha voluto chiarire la sua intenzione di svolgere il suo ruolo nell’interesse dell’Ue. “Non sono qui – ha sottolineato – per rappresentare un partito politico, non sono qui per rappresentare uno Stato membro; sono qui oggi per affermare il mio impegno per l’Europa” e per assicurare che “sempre agirò soltanto nell’interesse della nostra Unione e dei nostri cittadini”. I veti incrociati (se saltasse Fitto lo stesso destino sarebbe riservato a Teresa Ribera del Psoe spagnolo e al liberale francese Stéphane Séjourné) hanno causato un rinvio della decisione “a data da destinarsi”. Adesso toccherà a von der Leyen cercare una mediazione. Pse, Verdi e Renew sono disponibili a dare via libera alla Commissione a patto di togliere a Fitto la vicepresidenza esecutiva. Ipotesi “inconcepibile” per Meloni, che fa i “complimenti” al suo ministro per la “competenza dimostrata” e si rivolge direttamente a Elly Schlein: “Vorrei sapere dalla segretaria del Pd se questa è la sua posizione ufficiale: sottrarre all’Italia una posizione apicale per impedirle di avere una maggiore influenza anche su settori chiave come agricoltura, pesca, turismo, trasporti e infrastrutture strategiche. Possibile che preferisca mettere il proprio partito davanti all’interesse collettivo?”