Anche in secondo grado è stata confermata la condanna per il medico del 118 per la morte di Carmelo Giannetto, abitante a Furci Siculo che, il 23 agosto 2014, morì d’infarto a 52 anni. A denunciare i fatti la famiglia di Giannetto che mise in moto la macchina giudiziaria. Dalle indagini è emerso che il mancato intervento del 118 causò la morte del furcese. Se fosse stata attuata in tempo la procedura secondo le linee di emergenza dettate dal caso, secondo la Procura, Giannetto si sarebbe salvato. Tutto è successo nella notte, intorno all’1 e 30. Le linee telefoniche del 118 non funzionavano correttamente costringendo un parente a recarsi personalmente al PTE e richiedere l’intervento della dottoressa Ermelinda Domenica Cicala, i per almeno due volte. La stessa si recò nell’abitazione di Giannetto poco prima delle 2 dove decise per il ricovero a Taormina. Giunto all’ospedale San Vincenzo morì intorno alle 3. Secondo la Procura la dottoressa non somministrò alcuni farmaci che potevano bloccare l’infarto. I reati inizialmente contestati: rifiuto d’atti d’ufficio e omicidio colposo. Confermato anche il risarcimento alla famiglia.