Roma, 6 nov. (askanews) – Era il candidato politicamente più vicino, ma anche il presidente da cui potrebbero venire più problemi. All’indomani della vittoria di Donald Trump, Giorgia Meloni si congratula su X per l’elezione del 47esimo presidente degli Stati Uniti, ma senza che dal suo messaggio traspaia particolare entusiasmo. Anzi, è cauta per ora la premier, racconta chi ha avuto modo di parlarle.
In particolare a preoccupare è la posizione sulla guerra in Ucraina, con un possibile (se non probabile) disimpegno Usa nel contrasto alla Russia, e l’annunciato rafforzamento della politica sui dazi, che colpirebbe l’export italiano sia direttamente che indirettamente, visto il riflesso negativo che il protezionismo avrebbe sulla Germania, nostro principale mercato di sbocco (il secondo sono proprio gli States). Rischiano di essere “dazi amari”, ha scherzato Giorgio Mulè di Forza Italia, che però confida nel “pragmatismo” di Trump. Una linea in cui crede anche un ministro. “Le elezioni americane – spiega – non vanno valutate con il nostro metro. Hanno un sistema con una resilienza molto alta e programmi di lungo periodo e non prevedo che sulle grandi questioni i programmi stabiliti cambieranno di molto”.
Il tema dei rapporti con gli Usa sarà giocoforza al centro del doppio summit europeo in programma giovedì e venerdì a Budapest. I leader saranno ospiti di Viktor Orban, unico vero sostenitore di Trump nel Consiglio europeo e spina nel fianco dei 27 su molte questioni, a partire dall’Ucraina. “E’ una vittoria straordinaria, forse il più grande recupero e della più grande lotta nella storia politica occidentale”, ha commentato il premier ungherese. Che proprio su Trump punta per ‘scardinare’ gli equilibri europei con i suoi Patriots, di cui fa parte anche Matteo Salvini, in versione “ultrà” Maga. Un piano che potrebbe creare problemi a Meloni, sia nella politica continentale che in quella interna.