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lunedì, Novembre 25, 2024
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“Lorena così la uccidono di nuovo”, parla il papà Vincenzo Quaranta. Monta l’indignazione dopo la decisione della Cassazione

“Quello che è successo con questa sentenza è gravissimo, così la uccidono di nuovo. E’ stata una cosa ingiusta. Chissà se Lorena fosse stata la figlia di questi giudici..”. A parlare è il padre di Lorena, Vincenzo Quaranta, intervistato dal Messaggero. Sua figlia il 31 marzo 2020 in una villetta a Furci Siculo venne brutalmente uccisa dal fidanzato, Antonio De Pace, un infermiere calabrese.
La Cassazione ha deciso di annullare con rinvio la condanna all’ergastolo per femminicidio, limitato alla richiesta di valutazione delle attenuanti generiche, perché – sono le motivazioni – i giudici di merito non avrebbero tenuto conto che l’omicida sarebbe stato “stressato” a causa del Covid.
“Il Covid con questa storia non centra niente. La verità – sottolinea il padre nell’intervista – è che lui aveva un complesso di inferiorità”. Lei “si era quasi laureata in medicina, lui era specializzando in Scienze infermieristiche e Lorena l’aveva aiutato a non fermarsi e ad entrare in Odontoiatria. Aveva dato già quattro esami. Doveva farne un altro ma non era angosciato, fino al mattino aveva scherzato con il fratello di Lorena, che all’epoca aveva 5 anni”.
Antonio De Pace non ha “mai” chiesto perdono. “Quando lo hanno portato in caserma, subito dopo l’omicidio – ricorda il padre di Lorena – sembrava un boss, non ha piegato la testa”.
Vincenzo ripercorre anche quei tragici momenti. “Prima l’ha colpita con una lampada. Gliel’ha data pure sui denti, perché Lorena li aveva rotti, e poi l’ha soffocata. Lorena era magra, era un fuscello, una modella. Era bellissima. Non può immaginare cosa ci fosse in quella casa. Quando siamo rientrati mia moglie è svenuta”.
Dopo il rinvio in Appello il rischio è di un forte sconto di pena, ma la speranza di Vincenzo Quaranta “è che i giudici tornino a valutare bene tutti gli elementi, come è successo in primo grado e in appello. Sarebbe un secondo omicidio. Per me sono disumani”. Lorena, sono le ultime parole del padre nel corso dell’intervista al Messaggero, “era una persona speciale, intelligentissima, le sue colleghe hanno ultimato la tesi e sette mesi dopo la sua morte è stata insignita della laurea honoris causa. Era cosi forte, che il suo lavoro non è andato perduto. La scuola dove aveva studiato a Genova, per superare i test di Medicina, le ha dedicato un premio “Perseveranza” assegnato ogni anno agli studenti più meritevoli”.
Adesso il processo tornerà alla Corte d’Assise d’appello di Messina, dove la Procura generale aveva peraltro già sollecitato la concessione delle attenuanti generiche.
Nel frattempo la decisione della Cassazione ha generato profonda indignazione nella comunità e nell’opinione pubblica e suscitato aspre polemiche con numerose prese di posizione bipartisan di rappresentanti politici.
“Assurdo”, “uno scandalo”, “senza parole”, “allora durante il Covid ognuno era legittimato a strangolare qualcun altro, “uccisa due volte”: sono solo alcuni dei commenti pervenuti dai nostri utenti. Sulla vicenda è intervenuto il centro antiviolenza Una di noi, presieduto dall’avvocata Cettina Miasi. “La lettura delle motivazioni – ha scritto – ci lascia sgomente e fortemente allarmate per la tutela di tutte le donne come Lorena”. Critiche bipartisan sulla decisione della Cassazione anche da parte della politica, con i parlamentari di Fratelli d’Italia Alfredo Antoniozzi, Alessandro Urzì e Cinzia Pellegrino, che si sono detti “esterrefatti” parlando di “sentenza da brivido” mentre la deputata del Pd De Biase l’ha bollata come una notizia “terribile” e la presidente di Azione Mara Carfagna ha espresso “sconcerto”. “Sentenze come questa preoccupano, occorre una profonda riflessione non solo per Lorena ma per la tutela di tutte le donne. Il Covid non può e non deve diventare ‘attenuante’ soprattutto per i casi di femminicidio”, ha spiegato la presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere Martina Semenzato. Tra i commenti c’è anche quello della messinese Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata siciliana di Forza Italia: “La sentenza con la quale la Corte di Cassazione ha deciso di annullare con rinvio, limitatamente all’applicabilità delle attenuanti generiche, la condanna all’ergastolo di Antonio De Pace per l’uccisione di Lorena Quatanta è davvero surreale”, ha affermato. Infine per la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella “sembra impossibile che una sentenza della Cassazione consideri come attenuante di un femminicidio lo stress da Covid. Così non si abbatterà mai l’infrastruttura ideologica e culturale del patriarcato che alimenta la violenza maschile sulle donne”.

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