Quest’anno una serata davvero speciale per ricordare il quarantaquattresimo anniversario della strage di Bologna e la morte del santalessese Onofrio Zappalà con i suoi Amici alla XIX edizione di una memoria che rappresenta un “incontro con la vita” alla presenza di Antonio d’Amato, Procuratore Capo del Tribunale di Messina, premiato con la Targa in suo onore, di Giovanni Ricci, figlio di Domenico Ricci, Agente della scorta di Moro a via Fani, e di Giuseppe Restifo, ordinario di storia moderna all’Università di Messina. In realtà questa volta, come sempre del resto, è stata messa in risalto, in modo concreto la bellezza della vita di Onofrio, che è ancora vivo nel cuore dei suoi amici e di quanti ne sentono il bisogno di rinnovare una narrazione storica con fedeltà, emozione e valorizzazione. La manifestazione conta per l’attualità di un evento, ricco di significati, di insegnamenti e di testimonianze che continua a determinare la storia del nostro paese. In questa prospettiva ne ha parlato Giuseppe Restivo, mostrando di Onofrio la bella persona che ha vissuto con intensità i suoi anni giovanili, pieno d’amore, di affetti familiari, di amicizie e di sogni da realizzare con la sua amata ed il suo nuovo lavoro in ferrovia. Tutto stroncato, purtroppo, da quel fatidico boato del 2 agosto, alla stazione di Bologna, dove si ferma la vita a causa delle trame di eversione di terroristi che hanno l’obbiettivo di seminare panico, distruzione e morte a casaccio, esecutori ciechi di un efferato piano di aggressione allo stato, alla società e all’umanità. In questi termini con una breve, ma incisiva telefonata ha fatto sentire la sua opinione il criminologo, Giovanni Ricci impegnato ad un tavolo di riparazione dei misfatti degli anni di piombo, accomunati, secondo certi studi, dallo stesso vissuto di prospettive delle vittime, che ora hanno bisogno di far recuperare a chi resta, i parenti innanzitutto, una verità storica per potersi riconciliare a fatica certamente, con dolore ma senza rancore con il passato oscuro del paese, in modo da ritornare a vivere la democrazia e la libertà con rispetto dei valori costituzionali, incarnati per sempre nei giovani immolati negli anni delle stragi di stato. Un particolare intervento anche quello del Procuratore Antonio d’Amato, premiato ad honorem, che ha sottolineato la necessità delle testimonianze per il recupero della verità storica, il valore delle indagini fino alla scoperta dei responsabili, con l’aiuto delle collaborazioni con altri stati, ove occorresse, e soprattutto la sofferenza dei parenti delle vittime senza alcun tipo di riconoscimento. Infine è opportuno ricordare l’impegno lodevole e la dedizione degli Amici Natale Caminiti e Antonello d’Arrigo, debitori di gratitudine infinita, che stanno tracciando con pazienza e determinazione un percorso emblematico e pedagogico dei fatti storici. Così si può rendere giustizia e mantenere vivo l’amico che ha donato la sua vita per un futuro migliore, per una società umana, per la gioia di vivere con la bellezza del tempo riconciliato e risanato al fine di coltivare i frutti buoni dell’amore col perdono e scartare il male che sdradica, avvilisce e schiera gli uni contro gli altri nel pregiudizio, nella presunzione, nell’indifferenza e la cattiva educazione.