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Intervista all’avv. Luca Crisafulli, l’esperto bolzanino di Autonomia che De Luca ha voluto in squadra

All’assemblea nazionale di ‘Sud chiama Nord’ che si è svolta a Taormina i primi di marzo sul palco c’era anche Luca Crisafulli, direttamente da Bolzano. Avvocato, giuslavorista, bolzanino di nascita ma di famiglia siciliana, Crisafulli ha vissuto in Alto Adige durante i primi 11 anni per poi trasferirsi insieme ai genitori e alla sorella a Santa Teresa di Riva. Qui ha trascorso l’adolescenza dove ha frequentato le scuole medie, il Liceo e poi l’università a Messina, giocando anche a calcio, come difensore, nelle squadre locali fino a raggiungere la Promozione con l’allora Interclub. Dal 2005 è rientrato a Bolzano per un forte richiamo di quella che ama definire la sua “seconda patria”.

Una conoscenza con Cateno De Luca che risale a inizio anno, quando venne contattato dallo stesso leader di ScN in occasione della presentazione del suo libro proprio a Bolzano. A margine di quell’incontro l’avvocato Crisafulli ebbe modo di esporre il modello autonomistico altoatesino a De Luca, il quale ne rimase positivamente colpito.

Tanto che alla kermesse di Taormina Crisafulli è stato invitato a offrire il proprio contributo da esperto in materia di autonomia per poi essere nominato referente per il Trentino-Alto Adige e membro del coordinamento nazionale di Sud chiama Nord.

Crisafulli è stato componente di nomina governativa della Commissione paritetica per le norme di attuazione dello statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol. Durante questa esperienza ha approfondito il meccanismo di funzionamento dell’autonomia delle due province autonome di Trento e di Bolzano, potendo peraltro attestare “sul campo” gli effetti benefici che una tale autonomia ha generato sulla popolazione residente e sull’intero tessuto sociale e produttivo.

Per i suoi trascorsi e la sua esperienza di vita e professionale può godere insomma di una prospettiva privilegiata sul tema autonomistico, cavallo di battaglia di De Luca.

Perché – gli chiediamo non la convince la proposta di riforma del governo nazionale e in cosa potrebbe essere migliorata?

Il disegno di legge sull’autonomia differenziata si fonda certamente su una premessa  condivisibile: il modello di Stato che abbiamo avuto fino ad ora (che ha generato un debito pubblico mostruoso e non ha saputo risolvere il divario tra il sud e il nord del Paese) deve essere riformato su base autonomistica. L’autonomia non deve spaventare: è un modello virtuoso di gestione di competenze e risorse che – se affidato ad amministratori seri e responsabili – può essere più efficiente ed efficace rispetto a una gestione centralistica della cosa pubblica. Il modello di autonomia differenziata proposta dal Governo, tuttavia, mi sembra di difficile realizzazione ed affidato ancora a quei LEP (Livelli essenziali delle Prestazioni), ovvero a quegli standard minimi dei servizi che devono essere erogati e garantiti in tutte le Regioni, di difficile se non impossibile individuazione (tant’è che è da 20 anni che si cerca di definirli con esiti del tutto fallimentari).

crisafulli

Il sistema di “finanziamento” dell’autonomia, inoltre, non mi convince affatto in quanto rischia di accentuare in maniera significativa il divario tra le Regioni e non consente il trasferimento di risorse sufficienti a garantire adeguati livelli di prestazioni in tutti i territori. Si è passati insomma dal proposito del federalismo ad un modello autonomistico inattuabile. Delegare 23 materie alle Regioni senza trasferire le risorse necessarie è una visione di autonomia già nata morta. Pochi sanno, ad esempio, che l’autonomia dell’Alto Adige si basa sulla disponibilità di una quota fissa del 90% delle imposte riscosse sul territorio. Il bilancio provinciale, che nell’ultimo anno ammontava a 6 miliardi di Euro, è quindi alimentato dalle entrate fiscali che vengono versate in Alto Adige. I nove decimi di queste tasse rimangono in provincia, mentre il restante decimo viene ceduto allo Stato. Ciò comporta il diritto della Provincia Autonoma di Bolzano di riscuotere direttamente le imposte dai propri cittadini e a riversare nelle casse dello Stato esclusivamente un decimo di tali imposte. Niente male questo tipo di autonomia.

Come mai ha accettato l’invito di Cateno De Luca?

Da anni partecipo alla vita pubblica della mia città collaborando con una realtà civica. Ed è proprio la natura civica del progetto di Sud chiama Nord, in uno con i valori autonomisti e liberali proprio del movimento di De Luca, che mi hanno convito a collaborare con quest’ultimo nell’ottica di strutturare il movimento stesso a livello nazionale, farlo conoscere anche all’estremo nord e contribuire al raggiungimento di ambiziosi traguardi, già a partire dalle prossime elezioni europee.

Alla lista lanciata da De Luca alle europee ha aderito anche un movimento fondato da alcuni ex leghisti valdostani. In che modo il progetto ScN potrebbe diventare attrattivo in regioni del Nord e in città come Bolzano?

In un momento storico di grande disaffezione nei confronti della politica, credo si debba costruire un modello di buona politica ispirato – più che ad una specifica ideologia – a valori positivi coerenti ed essenziali: civismo inteso come dedizione alle istanze e alle esigenze della comunità in cui il cittadino vive, autonomia intesa come decentramento di funzioni e risorse, equità territoriale, sicurezza, pace, legalità sono tutti tratti distintivi di Sud chiama Nord che sposo appieno e che giustificano la mia presenza in questo movimento. E poi, parafrasando il nome del movimento stesso, se il sud chiama, il nord non può girarsi dall’altra parte ma deve offrire la propria collaborazione attraverso la proposizione di modelli virtuosi e buone pratiche.

Cosa le manca della Sicilia?

Più che una mancanza ho un sogno: vedere una Sicilia che riesca ad utilizzare, valorizzare ed ampliare la propria autonomia come ha fatto la Provincia Autonoma di Bolzano, che sappia affidare la gestione della cosa pubblica ad una nuova classe dirigente preparata e onesta, che riesca a proporre modelli positivi che siano di ispirazione per tutto il sud Italia e che contribuiscano ad una vera e propria rivoluzione politico-culturale all’insegna della valorizzazione del territorio attraverso la sapiente gestione delle risorse. Senso civico e di comunità, superamento dell’individualismo attraverso la cooperazione, cultura del bello e rispetto per il patrimonio naturale completano il disegno della Sicilia che vorrei. Un sogno per il quale vale la pena offrire il proprio contributo e che, a mio avviso, non vai mai riposto nel cassetto.

Dario Rinaldi

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