La Sicilia con 106,8 mila giovani più esposti si colloca in cima con un’incidenza dell’area ”High Addiction” pari all’11,155% seguita da Campania e Umbria rispettivamente con 131,4mila giovani (11,144%) e 16,5 mila under 35 anni (11,138%).
“I dati rilevati sul campo – commenta il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – confermano una preoccupazione, oltre che nella comunità scientifica, anche tra i diretti interessati, i giovani, sui rischi comportamentali legati all’utilizzo eccessivo e pervasivo dei social. Esiste nella comunità giovanile – precisa – una crescente consapevolezza digitale sulle criticità legate all’uso delle piattaforme sociali e sulla loro contaminazione emotiva condizionante l’umore delle persone. Ad oggi, però, la politica non sembra particolarmente attenta o, nella migliore delle ipotesi, sembra rinchiusa nel limbo della meditazione su quali misure metter in campo per arginare il “lato oscuro della rete”.
In occasione della Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, di pochi giorni fa, è intervenuto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, il quale in un’intervista a La Stampa ha rilevato come “più di uno studio ha fatto suonare il campanello d’allarme sul rischio di dipendenza da videogiochi per oltre un ragazzo su dieci o sul cyberbullismo, che colpisce una fetta simile degli studenti”.
Il ministro ha parlato di “mezzo milione di giovani e giovanissimi che nel nostro Paese è dipendente dai social network”, non esitando a definire il problema “una nuova emergenza sanitaria, che si manifesta anche con la sempre più preoccupante diffusione dei disturbi alimentari”. I social, secondo Schillaci “vanno ben utilizzati, non demonizzati. Credo si debba chiedere uno sforzo in questo senso ai colossi del web che gestiscono queste piattaforme”. Da qui ad esempio l’idea di “introdurre degli avvisi pop-up che allertino gli utenti quando l’utilizzo dei social media ha superato un tempo ritenuto potenzialmente dannoso e che recenti studi britannici collocano al di sopra delle due ore”. Per il ministro però servirà anche “educare i ragazzi all’uso sicuro dei social nella scuole, coinvolgendo insegnanti, genitori e istruttori sportivi”, ha concluso.