A Natale si è disponibili ad accogliere Gesù, che vuole venire ancora in mezzo a noi, ma si resta anche attoniti davanti al dolore ed alle ferite che si portano nel cuore, come piaga lacerante. Sono giorni di festa ma di sofferenza spietata per chi sta male, ha bisogno di cure e attenzione, sente fortemente l’assenza, non ha una fissa dimora, un posto dove stare, parenti da visitare, amici per parlare. Accresce la solitudine degli anziani in qualunque residenza si trovino, dei bambini senza famiglia, delle famiglie senza figli, dei malati in ospedale, dei reclusi in carcere, dei vagabondi sotto i ponti, delle singole persone nelle case vuote, di tanta gente con le case piene di niente. Si percepisce soprattutto il vuoto lasciato da chi non c’è più, è venuto a mancare un figlio, un fratello, la moglie o il marito, la mamma o il papà, un amico, gli affetti che rendono cara la vita, sostengono nei momenti difficili. C’è aria di tristezza quando viene meno il lavoro e ci sono bocche da sfamare, subentra la paura e dagli occhi traspare, si sta in giro al freddo, si perde la voglia di campare. Con il peso degli anni che avanzano, il periodo d’incertezza, la povertà delle relazioni che contano, il Natale non sembra più lo stesso, non si riempie la chiesa, c’è meno spesa e si fa tutto da casa, manca l’incontro e lo scambio d’amicizia a viso scoperto, faccia a faccia, con il cuore aperto. Si va ancora alla ricerca, un viaggio a stento, uno spazio discreto, un rapporto telecomandato, un abbraccio desiderato, un augurio di bontà. Resta un Natale malandato, un lamento continuo per quello che non c’è, per il sole che spunta, ma non scalda, presto si fa sera, il cane vuole uscire, la partita non trasmessa, il piede che fa male, la schiena dolorante, la testa sofferente, il gatto sul divano, un bisogno d’affetto. Questa festa non s’ha da fare, serve qualcosa da inventare, il senso della vita e come si deve praticare per sè o insieme a coloro che ci stanno accanto, che sono vicini oppure lontani, presenti o assenti, amici e parenti, conoscenti e sconosciuti, credenti e non credenti.
Questa festa è il Natale che viene per ricordare il Verbo che diventa carne, la nascita della vita, la speranza da coltivare, la luce che appare e il tempo di perdonare, la pace e la gioia di amare.
(Santo Trimarchi)