Alle prime luci dell’alba esattamente di 116 anni fa, il 28 dicembre 1908, una scossa di settimo grado della scala Richter colpì con violenza le città di Messina e Reggio Calabria, cambiandone per sempre il volto. Questo terremoto, il più devastante nella storia italiana e tra i più distruttivi a livello mondiale, causò oltre 100.000 vittime e una devastazione incalcolabile. Le notizie del disastro arrivarono a Roma soltanto la sera dello stesso giorno, rivelando l’entità catastrofica dell’evento.
Il governo italiano, guidato da Giovanni Giolitti, si attivò rapidamente per organizzare i soccorsi, ma la vastità del disastro superava qualsiasi previsione. Navi russe e inglesi, già presenti nel Mediterraneo, si mobilitarono tempestivamente per offrire assistenza. Nei giorni successivi, aiuti provenienti da ogni angolo del mondo portarono viveri, vestiti e denaro per sostenere le popolazioni colpite. Tuttavia, ci vollero anni affinché le città potessero risollevarsi e ricostruire il loro tessuto sociale ed economico.
Il terremoto non fu solo una tragedia umana e materiale, ma rappresentò anche un punto di svolta per la storia italiana.
Oggi su Rai Storia il professor Lucio Villari, insieme a Paolo Mieli, analizza le conseguenze sociali e politiche del sisma. La catastrofe del 1908 evidenziò l’urgenza di un’organizzazione più efficiente nella gestione delle emergenze e sollevò questioni sulla vulnerabilità di un’Italia ancora fragile dal punto di vista infrastrutturale e sociale.
Oltre un secolo dopo, il terremoto di Messina e Reggio Calabria continua a essere ricordato come uno degli eventi più drammatici della storia italiana. Ogni anno, l’anniversario è un’occasione per riflettere non solo sull’impatto devastante di quella tragedia, ma anche sulla resilienza delle comunità colpite. Come sottolineato nel programma di Rai Storia, il ricordo di questi eventi non è solo un dovere verso le vittime, ma un monito per costruire un futuro più sicuro e solidale.
Il tragico sisma del 1908 rappresenta anche la prima missione in cui il Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa affiancò l’esercito italiano. L’assistenza e le cure alla popolazione di Messina e Reggio Calabria sono il primo duro banco di prova per le donne uscite dalla scuola infermieristica dell’ospedale militare del Celio. Un momento fondamentale di modernizzazione del ruolo delle donne in un’epoca in cui era a loro ancora precluso l’accesso alla sfera pubblica e ai diritti politici.
Ne parla lo speciale di Marta La Licata, diretto da Matteo Berdini, “Storia delle infermiere volontarie della CRI”, riproposto oggi pomeriggio alle 18.00 su Rai Storia, con le testimonianze della storica Stefania Bartoloni, di Sorella Monica Dialuce, Ispettrice Nazionale delle IIVV della CRI dal 2014 al 2018, del Col. Med. Ettore Calzolari dell’ufficio storico della CRI militare, e delle sorelle Alessandra Legnani, Elisabetta Gualdi e Ilaria Valeri.
Foto: I devastanti effetti del terremoto del 28 dicembre 1908 sulla città di Messina / Underwood&Underwood, numero di catalogo 10.495, di pubblico dominio su commons.wikimedia.org